MamboUn partito di centro è un controsenso: Monti, se vuole, guidi un partito di destra serio

Questa volta la “gioiosa macchina fa guerra” sembra la coalizione che si sta raggrumando attorno a Monti. Ne fanno parte tutti. Ci sono Pierferdinando Casini e Gianfranco Fini, c’è Luca Cordero di ...

Questa volta la “gioiosa macchina fa guerra” sembra la coalizione che si sta raggrumando attorno a Monti. Ne fanno parte tutti. Ci sono Pierferdinando Casini e Gianfranco Fini, c’è Luca Cordero di Montezemolo, ci sono Frattini e Quagliariello, c’è probabilmente Alemanno, ci sarebbe anche Formigoni. Che cosa li tenga insieme non si capisce, così come non si capiva che cosa fosse l’accrocco occhettiano o la altrettanto infelice Unione prodiana. Lasciamo perdere il passato di ciascuno, soprattutto di coloro che dopo aver tifato per il Cavaliere oggi si apprestano a intonare lodi e messe cantate per il Professore. Quello che dovrebbe tenerli assieme è la voglia di ridar vita al cosiddetto centro.

Il centro è un’invenzione italiana, si affacciò in Europa negli anni della terza via con la scelta di Blair e di Schroeder di sganciarsi da alcuni massimalismi residui nelle socialdemocrazie. Ma finì lì, finì con loro. I partiti di centro nel mondo non amano definirsi tali, sono limpidi partiti conservatori, dalla Gran Bretagna agli Usa, talvolta pencolano un po’ a destra, talaltra si moderano. C’è un centro come coagulo di voti moderati, nel senso che c’è un’area elettorale che non ama le estreme e che soprattutto ama la governabilità, lo stato meno invadente, una fiscalità meno esosa. Questa area non fa da sé sola un partito politico ma si sposta a seconda dell’offerta elettorale.

La sinistra ha avuto storicamente difficoltà ad intercettarla ma da gran tempo coglie frange di consenso in questo bacino. Costruire un partito di centro quindi è un non senso. Non c’è in natura.

L’unico partito che aveva questa vocazione era la Dc, prodotto politico ineguagliabile, che era in realtà un partito riformista cattolico che serviva a mettere in soffitta la destra post-fascista e a tenera bada i comunisti. La Dc senza la guerra fredda non sarebbe mai nata. Non a caso, indipendentemente da tangentopoli, morì con il crollo del muro di Berlino.

Berlusconi disse di voler fare un partito di centro e invece fondò una nuova destra per la cui legittimazione resuscitò persino il fantasma del comunismo. La sua piattaforma non fu mai moderata e centrista semmai di destra e estrema.

Oggi invece si chiede a Monti di fare il miracolo di dar vita all’unico centro mondiale. La sua piattaforma sarebbe l’Europa. Per occupare una posizione e dare ad essa il senso di una necessità storica bisogna che questa piattaforma sia rivendicata in solitudine. Nel senso: occupo uno spazio che altrimenti andrebbe deserto. La piattaforma europeista è invece solidamente nella tradizione della sinistra moderna, assai più che della destra, sia in Bersani sia nei suoi alleati.

Molti fanno coincidere la piattaforma europea con quella della signora Merkel leader temporanea della Germania. È visibilmente un errore e una tentazione totalitaria perché il dibattito attorno a ciò che può essere e fare l’Europa non è materia solo del Ppe ma riguarda anche l’altra grande componente politica del vecchio continente, cioè il Pse. Quindi l’equazione Monti=Europa nasconde invece il vero dilemma su ciò che significa stare in Europa e nasconde le alternative tutte europeiste che si fronteggiano.

Monti non darebbe vita a un partito di centro né all’unico schieramento europeista perché né l’una condizione, fragile quanto mai, né l’altra, che vede diverse alternative, gli appartengono in via esclusiva. Monti dovrebbe allora fare un partito di destra moderna confrontandosi con la necessità di smarcarsi da Berlusconi, di non dare l’idea di essere la zattera di salvataggio della nomenklatura berlusconiana e in netta contrapposizione con la sinistra.

Per fare questa ultima operazione non potrà usare l’Europa, patrimonio di più forze. Un partito di destra moderna serve a questo paese come il pane. È Monti l’uomo che può farlo? Molti suoi fan non colgono la percezione reale che dell’uomo politico Monti hanno tanti concittadini. Monti è l’uomo delle tasse e della subalternità alla Germania. Sappiamo che non è così, ma Monti ha questo ostacolo da superare. Lo può fare dando al suo impegno un significato diverso. Berlusconi girando e rigirando scoprì l’anticomunismo. Anche Monti si troverà di fronte a questa macigno.

La sinistra non dovrebbe scandalizzarsi più di tanto. Un Monti in gara perde l’aplomb dell’uomo super partes, diventa persona concreta in cattivissima compagnia. La sinistra dovrà dimostrarsi più europeista di lui e più compassionevole dei suoi ministri e così anche questa volta la pratica del partito di centro sarà sbrigata senza troppe chiacchiere.  

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