Pare che il Sole 24 Ore della domenica ospiti una nuova rubrica dedicata all’ironia, involontaria. Si tratta di un pezzo a firma di Guido Rossi, un avvocato che si scaglia contro la matematica. E usa accenti che ricordano argomenti comici involontari ad opera di Vegas. E come ogni pezzo di ironia o satira, anche involontaria, anche quello di Guido Rossi nasconde una morale: la morale di un paese in cui la colpa è sempre degli altri, delle categorie di cui non fai parte, e che si occupano di cose di cui non capisci nulla.
Sul Sole 24 Ore di oggi campeggia in prima pagina un titolo che attira l’attenzione: “la tristezza della politica ancella dell’algoritmo”. Tu che di mestiere ti occupi di algoritmi e che non sei un politico ti chiedi: ma che minchia c’entrano gli algoritmi con la politica? Poi vedi che il pezzo porta la firma di un illustre giurista. E la confusione aumenta. Decidi di leggere il pezzo, e alla fine sei perplesso. Hai solo una congettura: si tratta di satira…involontaria.
In realtà se provi a rileggere il pezzo, scopri che l’intento satirico stava già nella prima frase. La prima frase richiama la confusione del dibattito politico, poi leggi la prima colonna e non capisci niente. Ecco la genialità della satira: introduci la confusione e fai la “supercazzola con scappellamento a destra”. Ed io che sono fiorentino, e ci sono cascato, mi sento un verme…
Poi andiamo all’interno, e dopo un paio di scudisciate all’austerity e ai suoi sostenitori, si arriva al pezzo forte, l’attacco alla matematica. Qui mettiamo in palio un premio a chi riesce a decifrare questa frase (può concorrere anche Guido Rossi, ovviamente):
“C’è in tutto ciò alcunché di dejà vu analogo alla recente trasformazione operata dalla ‘téchne’, dell’economia politica, quasi un altro ossimoro, nell’economia matematica ed elettronica”.
Propongo alla redazione de Linkiesta di sponsorizzare un premio speciale anche per chi trova l’ossimoro. Ma ovviamente è uno scherzo. Lo possono confermare tutti i docenti di economia elettronica con la loro inesistenza. La frase è senza senso, e ricorda da vicino il Bertinotti interpretato da Guzzanti.
Poi c’è un pezzo su Keynes e i dentisti da antologia:
“Keynes voleva gli economisti affidabili e umili come i dentisti, ma non poteva immaginare che sarebbero stati sostituiti dai matematici e dagli ingegneri”
Qui la satira si scatena. Da un lato c’è il messaggio: tutto il potere ai dentisti. Infatti sono gli unici “affidabili e umili” (il mio lo è, anche se è un po’ caro). Dall’altro l’autore gioca su dentisti e ingegneri: entrambi fanno i ponti, ma provate a farvi mettere le mani in bocca da un ingegnere…
Ma la satira sa anche far riflettere. C’è un pezzo che ricorda l’argomentazione usata da Vegas nella famosa audizione di fronte alla commissione finanze della Camera.
“Orbene, gli strumenti adottati nei mercati pretendono di essere validi nell’analisi dei dati passati, attraverso applicazioni econometriche che utilizzano a discrezione parametri e variabili rilevanti, sempre quantificabili”.
Sapeste le discussioni che ho avuto con i miei strumenti che “pretendono di essere validi nell’analisi dei dati passati”…E io a insistere: dovete pretendere di essere validi nell’analisi dei dati futuri. E loro: ma noi non c’entriamo una minchia con i dati passati, in finanza siamo legati ai prezzi di oggi e alle aspettative di oggi di tutto il mercato, compresi gli avvocati di affari. Ovviamente scherziamo, ma con un fondo di verità. Le applicazioni matematiche al mercato, sono legate all’estrazione delle aspettative future contenute nei prezzi. Ma il riferimento del pezzo a “parametri e variabili” come se fossero insulti (e soprattutto come se fossero la stessa cosa) ricorda lo stesso argomento utilizzato da Vegas contro gli scenari di probabilità: ma questi parametri sono legati al passato e non stanno mai fermi…Che non fosse anche quello cabaret…involontario?
E se il pezzo di Guido Rossi fosse serio? Noi non lo pensiamo. Ma se così fosse, ricordiamo che è un matematico finanziario che ha calcolato che le banche nel caso dei derivati del Comune di Milano hanno caricato costi per 88 milioni, e che se il Comune si fosse affidato a un matematico quando nel 2005 sottoscrisse quel contratto, avrebbe evitato di disperdere soldi dei cittadini di Milano a favore delle banche stesse e di tanti avvocati di affari. Sul ruolo degli avvocati di affari invece ci sarebbe invece da discutere. Potremmo farlo in futuro perché per me il problema essenziale della finanza sta nel ruolo degli avvocati di affari. Però diamoci una regola. Io scrivo pezzi satirici sugli avvocati e critiche serie e argomentate sui matematici. Lei faccia altrettanto. Quindi, ora che ha scherzato con i matematici, si occupi seriamente degli avvocati di affari. Io spero di aver illustrato bene la sua ironia a un pubblico profano.