Silvio Berlusconi ha un grande segreto. Un qualcosa di talmente rilevante da mettere a rischio la sua vittoria nelle competizioni elettorali. Per ora, però, i suoi competitor non hanno ancora capito di cosa si tratti e continuano a bruciare soldi in slogan e cartellonistica elettorale che non gli servirà a nulla…
Gli avversari di Berlusconi non hanno bisogno di bravi spin doctor, ma di un buono psicologo. Che piaccia o che stia sul cavolo un fatto è innegabile: il Cavaliere provoca emozioni, arriva alla pancia di tutti. Trovare un avversario che abbia la sua stessa intelligenza emotiva sembra impossibile.
Bersani è grigio e, per quanto politicamente esperto, non crea empatia. Si può condividere quel che dice, certo. Si può lottare per quel che dice, certo. Ma in quanti si sentono come Pierluigi? Pochi suppongo.
Gli stessi nomignoli che Berlusconi si è guadagnato “sul campo” sono espressione delle molteplici sfumature che lo caratterizzano. C’è B. Il Cavaliere. Silvio. Lo psiconano. Il presidente e chi più ne ha più ne metta. Tutti questi nomignoli o soprannomi sono espressione di un fatto: Silvio Berlusconi è un essere profondamente umano. Oserei addirittura di più: in una politica italiana spersonalizzata è l’essere umano per eccellenza (per eccellenza non vuol dire eccellente…). E questo, amici di ogni sponda politica, è un fatto con cui dover fare i conti. Non capire che ciò che più rafforza il Cavaliere politicamente sono gli attacchi ad personam non è un semplice errore di comunicazione politica: è un errore politico. Sfidare un personaggio del genere sul piano della personalità (in ogni accezione del termine) vuol dire giocare una partita partendo sotto di tre goal. Vuol dire ribadire, costantemente, un’inferiorità sul piano della personalità (attenzione non parlo di qualità umane, ma di portata umana). E’ come ostinarsi a voler giocare il tutto per tutto con una doppia coppia in mano pur sapendo che l’avversario ha un poker d’assi.
Se allora il campo prediletto dal Cavaliere è quello della personalità, per vincere non basta giocare su un altro campo. Per giocarsela davvero con Berlusconi non è sufficiente parlare solo di politica: è necessario trasmettere la propria umanità. Matteo Renzi ci era riuscito, Bersani e Monti neanche ci provano. E a quelli di voi che mi faranno notare che Bersani ha vinto le primarie ricordo che Renzi, in questo momento, è il leader che vorrebbero più italiani.
E allora ad una sinistra destinata a vivere sull’onda del pareggio mi permetto, in attesa della futura vittoria di Renzi & Giannino (sono di parte per quel che riguarda Giannino), di dare un suggerimento non richiesto: anziché investire in comunicazione esterna, in spin doctor, in slogan elettorali, fate i conti con la vostra personalità. Vedrete che quando sarete pronti a trasmettere all’esterno tutta l’interiorità che vi caratterizza i voti verranno da soli. Per vincere un’elezione servono testa e pancia. La seconda è necessaria per vincere e per farsi perdonare gli errori. La prima è indispensabile per governare bene, ma non per vincere.
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