Un anno fa mi iscrivevo a Twitter. Per curiosità, e con più di un briciolo di diffidenza, diciamo pure supponenza.
In principio sono stato un uovo, e per un po’ ho buttato distrattamente un occhio ogni tanto a quel che scrivevano i soliti noti, politici e giornalisti (alzi la mano chi non comincia followando Severgnini e Riotta).
Qualcosa è cambiato una fredda sera di Febbraio, grazie a Piero Vietti, e alla sua disperata cronaca di passeggero bloccato in aereo, a Fiumicino, per ore tra neve e rinvii. La cronaca del giorno dopo (qui), rende solo in parte il senso di quella sera, perchè per chi viaggia e prende spesso un aereo, a leggere quei cinguettii pareva di essere nel sedile a fianco. Interagendo con Vietti, e con gli altri che con lui partecipavano al suo racconto, mi si è aperto un mondo.
Ho cominciato a seguire gente diversa dai soliti noti, e giorno dopo giorno a finire in discussioni interessanti, a selezionare e scegliere chi seguire e ad apprezzare benemeriti sconosciuti. Sia chiaro, nemmeno per un minuto ho pensato che Twitter potesse sostituire i rapporti umani, e come nella vita di tutti i giorni puoi trovare tutto ed il contrario di tutto. E’ però un mezzo potentissimo di informazione, e come tale ho imparato ad usarlo. Informazione nel vero senso della parola, su fatti e persone.
Piano piano le mie giornate hanno cominciato ad iniziare con le rassegne stampa del Prof. Pizzetti, al quale temo prima o poi facciano fare la fine di quelle di Camera e Senato. Ho imparato ad apprezzare la genialità di personaggi come @insopportabile. Lo cito perché per molti aspetti è l’essenziale di twitter; eppure io me lo immagino malinconico davanti al suo amre a scrivere questo.
Le mie giornate, le mie serate piano piano si sono popolate di persone con cui vale sempre la pena intrattenersi, anche se tutti loro hanno posizioni diverse, talvolta difficilmente conciliabili (alcuni di loro hanno blog di raro spessore, che vale la pena leggere); di economisti ironici ed istrionici, che ogni giorno vanno molto oltre l’economia, che pure resta il loro pane quotidiano; di politici disponibili al dialogo e sensibili, perché anche lì non sono tutti uguali e bisogna sapere scegliere; di avvocati (quanti siete!), artigiani, ingegneri, commercialisti, imprenditori, professionisti e tanti altri mestieri; di donne preparate ed intelligenti, dotate di camper o borsa, professoresse, bradipe ed avvelenate; di “colleghi” del mio settore di lavoro, con informazioni utili in tempi rapidissimi; di tanti come me, interessati e curiosi di tutto.
Con twitter ho vissuto in maniera diversa eventi come le Olimpiadi, gli Europei di Calcio, decine di trasmissioni televisive. Eppure è il terremoto in Emilia che più di ogni altro evento mi ha colpito: le informazioni frenetiche, le prime foto, gli appelli, le grida di dolore, speranza, gioia, tutto in un turbine di tweet. Nessun altro mezzo di comunicazione accorcia così tanto le distanze emotive.
Avrei voluto citare tanti nomi, perché Twitter non è tale senza chi segui e chi ti segue, ma non volevo fare un mega FF fuori luogo. Però ringrazio tutti quelli con cui ho scambiato anche un solo tweet, chi mi segue e chi seguo, chi mi ha seguito e non mi segue più, chi ho seguito e non seguo più. In fondo abbiamo fatto un pezzo di strada, lungo o corto, insieme.
E grazie a tutti oggi posso dire di essere uscito dall’uovo.
PS: Ho “indotto” all’uso di twitter anche la mia #dolcemetà. Controindicazione: adesso pretende il tablet perché col cellulare fa troppa fatica a twittare. Chissà cosa scriverà lei del suo primo anno, quando arriverà!