In un’intervista esclusiva a Panorama il nuovo amministratore delegato di Thyssen, Marco Pucci (all’epoca dell’incendio “responsabile marketing”), risponde così alla giornalista Annalisa Chirico che gli chiede: “mai pensato di scappare dall’Italia”. Pucci: “L’ipotesi non mi ha nemmeno mai sfiorato. Un innocente non scappa”.
Marco Pucci, nell’intervista pubblicata su Panorama di oggi, non fa che ripetere la stessa cosa: “Io non sono un assassino”. Nell’aprile 2011, l’attuale amministratore delegato, è stato condannato in primo grado a 13 anni e mezzo di reclusione per omicidio colposo plurimo. A quel tempo Pucci era consigliere delegato per il settore commerciale e il marketing della Thyssen: dallo scorso aprile è poi diventato amministratore delegato della multinazionale.
La fine del processo d’appello è prevista per il 28 febbraio. E Pucci – sposato con due figli di 23 e 19 anni – dice di non avere idea di cosa potrebbe dire ai suoi famigliari se si dovessero aprire le porte del carcere. “Continuo a confidare nella giustizia”, dice. “La condanna di primo grado mi attribuisce responsabilità inesistenti: prima dell’incidente io non avevo mai nemmeno messo piede nello stabilimento”.
In effetti, documenta la Chirico, Pucci ha varcato per la prima volta la soglia della fabbrica pochi giorno dopo il rogo per portare il cordoglio ai famigliari delle vittime. “Se tornassi indietro mi comporterei esattamente allo stesso modo, recandomi a Torino subito dopo l’incidente. I famigliari mi accolsero con garbo e parole di comprensione. “Ingegnere, lei non c’entra nulla”, mi dissero”.
IL TEOREMA
“Sono stato condannato sulla base di un teorema, in quanto membro del consiglio d’amministrazione non potevo non sapere. Ho appreso dai magistrati di fare parte di un presunto comitato esecutivo con i colleghi Espenhahn e Gerald Priegnitz: un organo non costituito formalmente ma, di fatto, deputato ad assumere tutte le decisioni”. “In appello”, spiega l’AD, “vogliamo dimostrare che si tratta di una ricostruzione priva di fondamento”.
GUARINIELLO SEMPRE SUI GIORNALI
L’AD di Thyssen parla poi di informazione a senso unico. “Il tam tam mediatico ci ha condannato prima dei giudici. Hanno dipinto un’azienda votata esclusivamente al profitto neanche fossimo una banda di assassini. Dopo la sentenza non c’è stato neppure un giornalista che abbia voluto dare voce a noi, ai condannati. A commento di quel verdetto, invece, ho letto numerose interviste rilasciate dal PM Guariniello”.
UN INNOCENTE NON SCAPPA
Pucci dice alla Chirico di essere “sereno” e di sperare che la sua disavventura giudiziaria possa trasformarsi presto “in un brutto ricordo. Io non sono un assassino”. Infine la Chirico chiede a Marco Pucci: mai pensato di scappare dall’Italia? “L’ipotesi non mi ha mai nemmeno sfiorato. Un innocente non scappa”. Altro che Corona…