Il canale Discovery Channel trasmette negli USA il docureality Confessions of an Animal Hoarder. Il programma, in breve è una specie di ‘Sepolti in casa’, ma invece che raccontare di gente che raccoglie cianfrusaglie, racconta di chi raccoglie gli animali: tanti, troppi, ovunque.
‘Confessions of an Animal hoarder’ racconta, filma e (a volte) aiuta a risolvere i casi patologici di una particolare forma di disposofobia che porta all’accumulo compulsivo di animali. Si tratta di gatti per lo più.
Ma in alcuni casi, soprattutto se l’horder (cioè il collezionista compulsivo) è un uomo gli animali possono essere di ogni tipo: rettili, pappagallini, cani, cavalli, furetti, procioni….
Il programma, come gran parte del filone dei docureality è fatto per chi ama guardare dal buco della serratura fin giù nell’abisso a cui possono condurre la malattia mentale, la paranoia, l’ansia, il dolore. I protagonisti degli episodi hanno una storia piuttosto simile tra loro: fino a un certo punto della loro vita sono stati normalmente integrati, poi a un certo punto, semplicemente, hanno smesso di esserlo.
Così hanno trovato sollievo per la loro paranoia nell’amore incondizionato (e inevitabile, necessario, persino un po’ stolido) che ricevono dagli animali e che iniziano a accogliere in casa.
Prima uno, poi due, poi dieci, poi cinquanta, poi cento. Nei soli Stati Uniti vengono denunciati alle autorità ogni anno 3500 nuovi casi di ‘animal hoarding’, accumulo compulsivo di animali; secondo l’Animal defense found sono 250 mila gli animali ostaggio dei collezionisti, nei soli Stati Uniti.
I casi di animal hoarding quasi sempre sfociano in maltrattamenti, perchè se mettete 100 cani in un bilocale, non gli fate fare una gran vita.
Personalmente, sbirciando lo streaming di “Confessions” le storie che mi hanno colpito e spaventato di più sono quelle con i gatti. Trovo che li si annidi la malattia più dolorosa, la follia più vera.
Per tante ragioni: che forse partono dalla mia scarsa simpatia verso mici e micini, ma che arrivano al fatto che a collezionare gatti sono quasi esclusivamente donne sole e sfiancate, di mezza età e del tutto fuori controllo; e poi, a rendere ancora più delirante il quadro, c’è il fatto che i felini, per loro natura sono ingovernabili nel loro riprodursi, spostarsi, muoversi, nascondersi, decidere, saltare sul tavolo.
In pochi mesi, i gatti prendono possesso delle vite ridotte a brandelli di queste persone, delle loro stanze, del loro letto, della loro cucina, delle loro poltrone, persino del loro frigo.
Sì, perché molte horder non sono disposte a separasi dai loro gatti neppure dopo che sono morti, così li congelano e li lasciano li: “ non sono pronta a dirgli addio”, dice mostrando il suo freezer pieno di carcasse, Lisa, ventisettenne disoccupata proprietaria di 22 gatti.
Oltre alle storie raccapriccianti e arrivate dalla parte sbalgliata del limite della follia di ‘Confessions’, anche i giornali colmi di casi simili.
Tra i più clamorosi ci fu quello, del 2005, che vide protagonista la signora Ruth Knueven, in West Virgina, da allora soprannominata la regina dei gatti: i pompieri trovarono in casa sua 488 animali.
Lo stesso anno l’ottantunenne Geraldine Frain fu trovata morta nel soggiorno di casa sua. Intorno a lei un paio di dozzine di carcasse di cani e gatti.
Nel 2010, in Arizona, Lucille Toubul fu arrestata con l’accusa di maltrattamento agli animali: in casa sua trovarono 110 gatti (di cui nove nel congelatore).
Sempre nel 2010, a Pasadina, una donna risutò convivere con 240 gatti e 36 carcasse. La polizia fece irruzione nella sua proprietà su richiesta dei vicini esasperati dalla puzza.
Lo scorso marzo la signora Janna Howard, 60enne di Palm Beach fu arrestata per crudeltà sugli animali: era risultata proprietaria di 50 gatti.
E poi, poche settimane fa c’è stato il caso di Mary Lou Petrucci.
Segnatevi questo nome, temo ne sentiremo ancora parlare: è stata arrestata lo scorso novembre, perché non contenta di convivere con più di 20 gatti, aveva iniziato una nuova collezione. Di persone.
La polizia ha fatto irruzione in casa sua e ha trovato chiuso in una stanza senza acqua corrente né luce, né servizi un uomo. Il 72enne Harold Scheaffer, che un tempo era stato compagno della donna, è stato in balia della sua carceriera per due mesi, venendo nutrito una volta al giorno, più o meno come se fosse un gatto.
Non è tutto: a rivelare la cosa alla figlia del prigioniero, che lo cercava da settimane, dietro un lauto compenso, è stato l’attuale compagno della ‘carceriera’, che vive, indovinate un po’, in una macchina parcheggiata sul vialetto della casa di Mary Lou. La hoarder di gatti, cani e, forse, umani.