Il brutto anatroccoloC’era una volta un inutile vecchio

Antonio, viveva in un paese del Sud, aveva superato le 90 primavere, davanti ai suoi occhi il mondo si era trasformato: dacché tutti si spostavano a piedi, anche per coprire decine di chilometri al...

Antonio, viveva in un paese del Sud, aveva superato le 90 primavere, davanti ai suoi occhi il mondo si era trasformato: dacché tutti si spostavano a piedi, anche per coprire decine di chilometri al giorno, si era passati ad avere anche tre o quattro macchine per famiglia; dacché si mangiava un tozzo di pane secco al giorno, quando andava bene, si era passati a mangiare di tutto di più ogni volta che se ne aveva voglia; dacché si veniva trattati come bestie in mezzo ai campi di lavoro, si era passati allo Statuto per i lavoratori e se si era malati si poteva stare a casa pagati; dacché si doveva stare attenti a guardare una ragazza che passava in strada, si era passati ai facili costumi che non lasciavano più niente alla fantasia.
A volte ripensava, con nostalgia, alle serate passate intorno al fuoco ad ascoltare in religioso silenzio i racconti dei grandi; gli veniva in mente la mamma che non solo aveva allevato sette figli, ma li aveva anche sfamati negli anni delle due guerre; e che dire della povera moglie che troppo presto l’aveva lasciato da solo, si era ritrovato a 40 anni vedovo, addolorato e privo di esperienza nel ricoprire il ruolo di mamma premurosa per i suoi due maschietti; non si era più risposato perché gli sembrava di mancare di rispetto nei confronti della sua adorata consorte, e così negli ultimi 50 anni era stato un uomo solo.
Infatti i figli, troppo addolorati per la perdita della madre, non avevano nemmeno per un attimo considerato il suo dolore. Appena adolescenti avevano deciso di lasciare il paese per trasferirsi a Roma, dove si erano sposati e ben sistemati.
Da allora li aveva rivisti solo nelle feste comandate, ma solo perché andava lui a trovarli, finché le forze glielo avevano permesso prendeva il treno e andava a trovarli per portare loro frutta, verdura e carne paesana; inoltre non mancava di lasciare loro tutti i risparmi che metteva da parte.
Quando lo vedevano arrivare tutti sembravano contenti, ma dopo qualche minuto ognuno aveva qualche cosa da fare e a lui veniva tanta voglia di tornare a prendere il treno per tornarsene a casa.
Quando arrivò intorno ai settanta anni, capì che le sue fatiche erano finite, nessuno lo chiamava più per lavorare i campi perché ritenuto troppo vecchio.
Avrebbe voluto andare alla cantina a giocare a carte con gli amici, ma non si poteva permettere di sperperare la sua misera pensione.
Così trascorreva le giornate nel suo orticello, grazie al quale frutta e verdura sulla sua tavola non mancavano mai. Per scaldarsi utilizzava il camino che riempiva di legna che raccoglieva sui monti.

La sera accendeva la televisione che gli faceva tanta compagnia; in casa c’erano lui, povero anziano, e una scatola attaccata alla corrente che gli raccontava tante cose.

A dire il vero c’era la signora Maria che da quando era diventata vedova gli faceva capire quanto produttivo sarebbe stato unire le loro solitudini, nonché le loro scarne pensioni; ma lui dopo 50 anni preferiva rimanere fedele alla sua lontana moglie. Tuttavia non mancava di andare a farle una visita quotidiana per renderla partecipe del suo raccolto, lei gradiva molto, infatti cucinava le verdure e lo invitava per la cena.
Non si erano risposati, ma l’uno faceva parte della vita dell’altra.
Quando i figli avevano saputo di questa storia, strano che non avessero saputo di quando era stato ricoverato per mesi per via di una brutta polmonite, avevano preso la macchina per capire che intenzioni avesse. Non volevano perdere la casa gli spettava di diritto.
Erano anni che non li vedeva più, ed ora si presentavano solo perché
preoccupati per i loro interessi economici.
Lui li accolse con tranquillità, spiegò loro che non correvano nessun pericolo
perché Maria aveva già una sua casa, inoltre non aveva intenzione di sposare Maria, ma era una brava donna che si occupava di lui. Poi li sfidò con lo sguardo e disse loro: “fortuna che c’è lei, è brutto essere soli al mondo”.
A quelle parole seguì un silenzio che nessuno riusciva a spezzare, dopo cinque minuti uno dei figli disse che era meglio ripartire, prima che facesse troppo buio.
Si avvicinarono per salutarlo, ma il muro che si era creato negli anni, per colpa delle loro mogli che non volevano mai spostarsi, era stato completato
con quella inappropriata visita.
Li vide ripartire e capì che non li avrebbe più rivisti, almeno non da vivo.
Quel giorno si mise a letto, era molto stanco, pensò al suo passato. Era stato un buon cittadino. Aveva combattuto nella seconda guerra mondiale, ma non aveva avuto diritto a nessuna pensione.

Aveva lavorato tanto e guadagnato poco per ricostruire il Paese: era stato un manovale che aveva prestato le proprie braccia per la ripristinare le strade distrutte dalla guerra, per scavare le gallerie nella dura roccia per rendere agevoli i collegamenti tra una città d l’altra, per costruire abitazioni,
scuole e ospedali, ma il suo nome e le sue gesta non erano cosí importanti da essere ricordate.
Era stato un buon marito e un bravo padre, si era tolto il pane di bocca per
i suoi ragazzi, ma nessuno lo aveva mai considerato, non si aspettava nulla di particolare, aveva fatto solo il suo dovere di padre, ma tutti le feste che aveva trascorso da solo gli avevano fatto comprendere come lui non esistesse per nessuno.
Per lo Stato ormai era solo un peso economico, la pensione seppur minima la percepiva da troppo tempo, e più diventava vecchio e più rischiava di ammalarsi e di far spendere soldi inutili alla comunità. Inutili perché uno come lui non serviva più a niente e a nessuno.
Pensò di rimanere disteso fino a quando la morte fosse arrivata a liberare il mondo dalla sua inutile esistenza.
Dopo un tempo infinito, senti bussare alla porta, decise di non rispondere, sapeva chi era, ma aveva deciso di andarsene.
Quando senti la voce di Maria che strillava il suo nome, quando la senti disperata al pensiero che gli fosse successo qualcosa, senti una forza incredibile attraversargli il corpo, si alzò e andò alla finestra, la vide con
un fazzoletto tra le mani mentre si asciugava le lacrime.
La chiamò con un affetto che aveva dimenticato dimenticato avere dentro, Maria alzò gli occhi e gli fece un sorriso indescrivibile.
Antonio capi che non era solo, che non era inutile e che quella sera, dopo cinquanta anni, non avrebbe dormito da solo.