Resistere, resistere, resistere. Per uno che si è intestardito a voler votare PD è dura riuscire a mantenere il proposito fino alla fine di febbraio. Questa continua e assillante campagna contro i fucili invece che i bracconieri (cioè i derivati invece dei politici-banchieri) che ci viene dai dibattiti televisivi sullo scandalo derivati di MPS e su cui si distingue, almeno nel numero di oggi, il quotidiano Repubblica, ci fa sentire sempre più fessi: presi in giro come nel gioco dello schiaffo del soldato. L’unica buona notizia è che gli altri, i populisti di destra e di sinistra, riescono a fare di peggio, cercando di mettere in mezzo Banca d’Italia.
È il gioco dello schiaffo del soldato. Dopo la scoppola dell’affare MPS che ti ha fatto sobbalzare, ti giri e ti agitano l’indice quelli che dicono che è colpa del PD, quelli che dicono che è colpa della politica, quelli che dicono che è colpa della finanza, quelli che dicono che è colpa dei regolatori, quelli che dicono che è colpa dei supervisori, quelli che dicono che è colpa dei derivati. E poiché la scoppola ci ha fatto sobbalzare, il vocìo da mercato ci toglie la lucidità di un’analisi seria della situazione. E alla fine tutti (e ti stupisci di trovare anche il PD) si comportano come il Berlusconi di sempre: la colpa è degli altri. Sembra che sia una regola inderogabile in campagna elettorale. E capisci anche perché Berlusconi va così forte nelle campagne elettorali: perché è l’unico a essere veramente, e sempre, convinto che la colpa sia sempre degli altri. Ma tu dal PD ti saresti aspettato qualche cosa di diverso.
Su Repubblica c’è Visco che ci ammonisce sullo strapotere della finanza, e c’è un prezioso articolo su 43 casi di derivati su cui le Fiamme Gialle starebbero indagando. E compaiono nomi terribili e nuovi: l’interest rate swap non par e l’interest swap collar. Il primo dei due non esiste (e probabilmente vuole semplicemente dire un contratto swap con un pagamento all’origine, o upfront), e il secondo è un prodotto tranquillissimo, che serve a ridurre il rischio di un indebitamento a tasso variabile. E’ talmente docile e innocuo che si fa valutare anche dai miei studenti più giovani della laurea triennale. Ma tant’è: per sviare l’attenzione dalle persone (e dalla loro incompetenza) tanto vale gettare l’infamia sulle cose. Come quando un bambino si fa male urtando una sedia e per vendicarlo diciamo alla sedia: cattiva!!
Ecco la linea del Pd. Dare la colpa alle cose, invece che alle persone. Purtroppo con le banche e la finanza non funziona così. Un mio professore a NYU, Ingo Walter, diceva che fare banca era “people business”. Conta la gente, non contano le cose. E qual è la nostra gente? Sembra che Mussari abbia detto che lui non sa nemmeno cosa siano i derivati. E’ come se un generale si difendesse dicendo che non sa cos’è un fucile, un bazooka o un cannone. Ma in quanti scandali, da Enron a Lehman Brothers si è visto il CEO difendersi dicendo che è uno sprovveduto? Invece qui è normale. Il generale dice che è colpa delle armi, e che lui non sa nemmeno cosa siano, le armi. E tutt’intorno la stampa gli fa eco: è colpa delle armi, non di chi le usa. Lamento che può essere giustificato se riferito all’uso delle armi da parte della popolazione civile, ma che è ridicolo se riferito all’uso da parte dei soldati.
E vediamo quali sono le armi che hanno tradito Mussari. Ai miei studenti dico, e dimostro, che il derivato più pericoloso di tutti è quello che non ti aspetti: l’azione ordinaria. Avere un’azione di un’azienda è come avere un’opzione finanziaria sul suo attivo patrimoniale, con prezzo di esercizio pari al suo debito. In soldoni, se alla scadenza del debito il valore dell’attivo è maggiore del valore da rimborsare, tu che hai le azioni ti metti in tasca la differenza. Se no, la tua azione vale zero. Il derivato che ha incastrato Mussari si chiama quindi azione ordinaria Antonveneta, acquistata a 9 miliardi a fronte di un valore di 6. Il resto è peanuts, il resto è BTP, il resto è noia.
Poi c’è chi non dà la colpa alle cose, ma alle persone sbagliate, e punta il dito su Banca d’Italia, in modo francamente incomprensibile per un tecnico. Ho letto l’atto di ispezione riportato su Linkiesta e mi sono messo nei panni di un risk manager di MPS. Come persona del mestiere, posso dire che aggiustare i rilievi organizzativi sollevati da Banca d’Italia (in particolare il consolidamento del perimetro internazionale) richiede al minimo due anni di lavoro. E per fare il lavoro in due anni bisogna che tu abbia la parte bassa delle terga coperte dall’alta direzione. Per chi è del ramo, si legga la parte che riguarda il contrasto con la parte commerciale. Mi ricorda la giovinezza, quando facevo quel lavoro in COMIT e i manager più cortesi mi dicevano: “ragazzo, lasciami lavorare”. Quindi, per avere un buon risk-management devi avere un Mussari che sa cos’è un derivato e cos’è il rischio. E Banca d’Italia cosa avrebbe dovuto fare? Passare con il napalm? Chiudere MPS perché era troppo esposta ai BTP? I rilievi non erano tali da imporre l’interruzione dell’operatività ed ha spinto alla rimozione del management quando dopo un congruo periodo di tempo i rilievi non sono stati accolti.
Ed eccoci al Pd. Se voi foste a capo del Pd, che fareste? Sapete che persone con la vostra tessera e che operano nelle istituzioni per vostro conto siedono, o hanno seduto, nella fondazione e nel CDA e non hanno coperto il lavoro dei risk-manager né hanno scoperto i deal coperti. Che fareste? Se non siete così “cuor di leone” come Bersani non li sbranate, ma sicuramente chiedete loro un passo indietro, e lo rendete pubblico. E lo fate perché altrimenti l’opinione pubblica potrebbe pensare che quelle persone non sono l’eccezione, ma la regola, nella vostra organizzazione, e che voi ne siete ostaggio. E forse è così. Mussari non conosce i derivati, e probabilmente non conosce la medicina, l’arte, il teatro, e così via. Solo per caso la politica l’ha portato a presiedere una banca. Con la stessa formazione avrebbe potuto essere presidente di un’ASL, di un ospedale, di un teatro o di un museo.
La conclusione è che il caso Mps riguarda più la politica che la banca. Più che agli scandali finanziari, il caso MPS si lega alla sconfitta di Renzi e alla posizione assunta dal PD sui costi della politica. E’ l’emblema di un partito che occupa e vive sulla società civile e, di tanto in tanto, porta incompetenza in ruoli che possono essere solo tecnici. Da un lato il Berlusconi manager, operaio, e così via che ci ha fatto ridere. Dall’altro il Mussari presidente di fondazione, di banca, di ospedale, di teatro, di museo, e così via, che ci preoccupa. E per avere il coraggio di votare PD non sarà sufficiente “turarsi il naso”, sarà necessario turare altri orifizi.