ABC. A-Always, B-Be, C-ClosingCrisi immobiliare (e bancaria): a preoccupare ora è la Danimarca

Che la situazione a livello europeo, in ambito immobiliare, non fosse tra le più rosee si era già capito con le varie analisi internazionali, che anche qui, su Linkiesta ho cercato di divulgare ad ...

Che la situazione a livello europeo, in ambito immobiliare, non fosse tra le più rosee si era già capito con le varie analisi internazionali, che anche qui, su Linkiesta ho cercato di divulgare ad inizio 2013. Ma se ora è il Fondo Monetario Internazionale a sollevare dubbi sulla tenuta del sistema immobiliare, bancario e creditizio di uno dei cosiddetti Paesi virtuosi del Nord Europa, allora la situazione merita un’attenta disanima: attenzione alla Danimarca.

Nelle ultime settimane si è fatto un gran parlare della situazione di Cipro, e, per i più attenti, anche dello stato sempre più preoccupante della vicina Slovenia. Per contraltare, alla condizione economica di generale debolezza, o di sostanziale crisi per meglio esprimere il concetto, dei Paesi dell’area mediterranea, nell’immaginario collettivo, almeno a parole, i Paesi nordici, in testa la Germania, e subito a ruota quelli dell’area scandinava sono e restano sinonimo di rigore e disciplina. Ma, come spesso accade, la situazione ha molte sfaccettature, ed è proprio questo il caso della Danimarca.

Il Paese delle fantastiche fiabe di Hans Christian Andersen, dallo scoppio della bolla immobiliare, nel 2008, ha visto calare i prezzi degli immobili del 20 per cento, e ciò ha determinato una svalutazione dell’industria dei mutui del 51% pari a 1,9 miliardi di corone (255 milioni di euro) costringendo gli istituti di credito danesi a fornire 131 miliardi di corone (17,5 miliardi di euro) in garanzie supplementare dal 2007 al dicembre 2012 per soddisfare i requisiti normativi, e altri 107 miliardi di corone per soddisfare le richieste degli investitori internazionali (14,4 miliardi di euro).

Come risultato, secondo gli analisti del FMI e di Standard & Poor’s, gli interessi sui soli prestiti hanno indebolito la Danimarca di 500 miliardi dollari sul mercato dei mutui, e se le banche danesi, nonostante tutto, hanno mantenuto i mutui ad un livello di prezzi accessibile durante questi anni, la mancata ammortizzazione del settore ha comportato la crescita del debito privato alla straordinaria soglia del 322 per cento del reddito disponibile.

E i nodi stanno ora venendo tutti al pettine. Le banche danesi avevano iniziato ad offrire ai mutuatari, nel 2003, prodotti con l’opzione di differimento dei pagamenti in conto capitale a dieci anni, e oggi, secondo le stime del settore gli interessi sui soli prestiti ipotecari costituiscono il 56 per cento del totale del debito. Morale? Secondo uno studio del febbraio 2013, della University of Southern Denmark sono 100mila i proprietari di casa che non riusciranno a far fronte al debito accumulato e che avranno bisogno di una qualche forma di sostentamento.

E l’economia reale, di certo, non mostra segnali positivi con la Danmarks Nationalbank (la Banca centrale danese) che lo scorso 20 marzo ha comunicato che il prodotto interno lordo crescerà dello 0,8% quest’anno, in diminuzione rispetto alla previsione dell’1,3% del solo mese di dicembre 2012; mentre il settore immobiliare non da alcun segno di ripresa con i prezzi in calo del 2,8 per cento nel quarto trimestre 2012 rispetto all’anno precedente.

E se a Cipro il valore complessivo dei depositi bancari è pari a circa nove volte il PIL, in Danimarca il livello dei depositi è pari a quattro volte il PIL. Siamo sicuri che anche il “fronte nordico” non sia ora da monitorare con più attenzione?

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