BelfagorDove sta il vecchio del vecchio

E’ diventata una solfa alquanto noiosa, si continua a sostenere che in politica il nuovo debba prendere il posto del vecchio e poi non si capisce bene quale sia la colpa del vecchio. Certo, quella ...

E’ diventata una solfa alquanto noiosa, si continua a sostenere che in politica il nuovo debba prendere il posto del vecchio e poi non si capisce bene quale sia la colpa del vecchio. Certo, quella di avere troppi anni alle spalle può essere una colpa: e se il vecchio avesse una qualità superiore rispetto al nuovo? Il criterio anagrafico da solo non basta a dirimere la questione. Di per sé la gioventù non garantisce nulla sul terreno che più le dovrebbe essere proprio, quello dell’originalità. E’ difficile a un principiante essere se stesso fino in fondo, si comincia all’ombra di un maestro o di un modello, poi ci si emancipa. Insomma il giovane deve avere il tempo di mettersi alla prova e di acquisire sicurezza. E quel tempo può anche essere breve, perché no, ma la freschezza è spesso una conquista più che un dato di partenza.

Ciò detto, cos’hanno di vecchio i vecchi del Pd, per esempio? La lista dei tratti antiquati è lunga e non viene spesso resa esplicita, tanto sembra ovvia. Il tratto dominante è dato ormai dal complesso dell’erede infelice. Quelli che al tempo della Repubblica antifascista si erano illusi di rappresentare il futuro hanno dovuto scoprire a loro spese che non erano destinati a cogliere i frutti di una lunga attesa. Si sono aggiornati con grande lentezza e qualche altro è sempre riuscito ad apparire più nuovo rispetto a loro. Berlusconi, ora Grillo hanno compiuto in tal senso il miracolo. Non è stato poi tanto difficile a ben vedere. Il Pd e, prima di esso, il Pds e i Ds hanno continuato a vivere in un universo chiuso, con carriere bloccate. Hanno mantenuto la stessa classe dirigente per due decenni. Ed ecco allora il nodo dell’inadeguatezza: percepirsi come il centro del mondo, vedersi in sintonia con il mondo e non riuscire a rendere condivisa una visione simile. Scoprirsi isolati.

Come si è arrivati a questo? Il gruppo dirigente ibernato apparteneva in effetti a un altro mondo e non ha mai fatto i conti con il suo passato. Ha voluto vedere la sua esistenza come necessaria senza legarla a un progetto definito. La preoccupazione centrale è stata la sopravvivenza della struttura: la cosa (Occhetto), la ditta (Bersani). E la struttura ha mantenuto una visione demiurgica del mondo, tentando di assegnare ruoli precisi ad amici e avversari, da Casini e Monti a Berlusconi.
Bisognerà riflettere ancora su tutto questo, sulle sue premesse, sulle sue implicazioni. Ma non sarà stato male partire da un tentativo di caratterizzare il fenomeno nel modo più elementare.

Entra nel club, sostieni Linkiesta!

X

Linkiesta senza pubblicità, 25 euro/anno invece di 60 euro.

Iscriviti a Linkiesta Club