Al gioco dei dieci piccoli indiani, in cui vengono bruciati candidati alla Presidenza della Repubblica, manca Rodotà, che riceve sperticati elogi a reti unificate e che alla fine è stato “unto” da Grillo. Si dice che nulla può essere sollevato su questa candidatura, e invece Rodotà ai miei occhi ha una colpa grave. Almeno una volta ha scritto di temi di cui non sa, non sapendo di non sapere: una leggerezza molto più grave di uno shopping con la scorta all’Ikea.
Ho seguito per anni Rodotà con l’ammirazione che tutti gli riconoscono oggi, riponendo nel suo eloquio autorevole e professorale la fiducia su questioni di cui non conosco. E’ una fiducia importante, che non deve essere tradita. Tradire un lettore, o tradire uno studente, avventurandosi in un argomento di cui non si sa senza segnalargli un dubbio, e, anzi, additandogli un nemico, è la colpa peggiore di cui un accademico e un intellettuale si possa macchiare. Ed è cento volte peggio di millantare titoli accademici come è avvenuto nella vicenda Giannino. Se poi viene fatto su una delle maggiori testate italiane, c’è l’aggravante dell’inconsapevolezza, e del culto di sé.
Ed ecco il giorno in cui Rodotà mi ha tradito. Era l’8 febbraio del 2012 e il titolo di un articolo mi fece capire che Rodotà non capiva. Il titolo era: “Se le banche lanciano i bond della morte“. Mi fu subito chiaro, perché di questo mi occupo, che si trattava dei longevity bond, e che Rodotà (o il titolista, o entrambi) non avevano capito niente. Ho letto il pezzo, e avevo ragione. Riporto la descrizione del problema:
“Il caso si può così riassumere. Si individua negli Stati Uniti un gruppo di cinquecento persone tra i 72 e gli 85 anni, si raccolgono con il loro consenso le informazioni sulle condizioni di salute, e si propone di investire sulla durata delle loro vite. Più rapidi sono i decessi, maggiore è il guadagno dell’investitore, mentre il profitto della banca cresce con la sopravvivenza delle persone appartenenti al campione. Sono così nati quelli che qualcuno ha definito i ‘bond morte’.”
Lascio agli appassionati di retorica e di filippiche la lettura del testo completo. Violazioni di dignità e etica a iosa, richiami al rispetto e alla morale. Tutto perché? Per un prodotto di ri-assicurazione di uno dei rischi attuariali più seri, e che mettono a rischio la vecchiaia dei nostri figli, e che si chiama “longevity risk“. Il prof. Rodotà non si è sognato di sentire un attuario, e di chiedergli una spiegazione. . L’attuario gli avrebbe spiegato, in maniera semplice, che le assicurazioni nel mondo hanno un problema: l’allungamento della vita della popolazione è il loro rischio di rovina nel futuro. E il loro rischio di rovina è fame per i vecchi di domani. Come si riassicura questo rischio? Con l’investimento in indici di sopravvivenza come quelli descritti, e non capiti, da Rodotà.
E l’incomprensione del problema fa assumere al pezzo passi aberranti. Rodotà a un certo punto invoca la Costituzione
“Nell’articolo 41, infatti, si afferma che l’iniziativa privata è libera, ma non può svolgersi ‘in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana’. “
Siamo nel ridicolo, perché Rodotà ha scambiato i “bond della morte” con dei “cosa nostra bond”. In che modo fare un indice di mortalità nuoce alla “sicurezza, alla libertà e alla dignità umana”? Vuoi dire che ti metto nell’indice e poi ti faccio fuori per riscuotere la cedola? Ci sarebbe stato da ridere, ma ko non risi perché era un tradimento. Un tradimento anche della logica. Quando si stipula una asiscurazione sulla vita, si viola la dignità umana? Si scommette sulla malasorte? Mio padre, che mi ha lasciato all’età di 11 anni, lasciò a mia madre un’assicurazione sulla vita. C’è qualche cosa che desta scandalo? E allora perché dovrebbe gettare scandalo la ri-assicurazione dello stesso rischio? E i cat-bond? Titoli indicizzati a grandi catastrofi, e che servono alla ri-assicurazione danni? Non sono prodotti altrettanto menagrami?
E’ ovviamente inutile continuare nel merito. Quello che resta, e il quesito che si solleva, è in quali altri campi il Prof. Rodotà sia convinto della sua competenza come in quello attuariale. In un momento in cui tutto deve essere ripensato, l’economia, la finanza, il diritto e la politica, al Quirinale abbiamo bisogno di una persona aperta, con una cultura interdisciplinare e con l’umiltà del dubbio. Non serve un diritto esperto di diritto.