StartMiUpEssere imprenditori di se stessi, parte 2: quando certi percorsi di vita insegnano come fare una startup

Nel post precedente abbiamo raccontato come le metodologie di avvio e di gestione di una startup possono essere utili per gestire la propria carriera personale. Ora voglio raccontare che è vero anc...

Nel post precedente abbiamo raccontato come le metodologie di avvio e di gestione di una startup possono essere utili per gestire la propria carriera personale. Ora voglio raccontare che è vero anche il contrario: certi percorsi personali sono degli esempi su come gestire la propria startup e le scelte imprenditoriali.

La storia che voglio raccontare in verità, non ha niente a che vedere con le startup. Riguarda infatti due giovani donne molto speciali che sicuramente non hanno letto né Startup of You (di cui ho parlato nel post precendete), né The Lean Startup, ma che attraverso le loro azioni mi hanno dato una una grande lezione di imprenditorialità e di tenacia.

Queste due donne, entrambe laureate, brillanti e di talento, hanno deciso di perseguire una carriera non particolarmente remunerata a livello monetario, ma sicuramente in grado di migliorare il nostro mondo: una si è dedicata a progetti non-profit e l’altra alla ricerca scientifica. Mentre seguivo i loro percorsi nel corso degli anni, non ho mai pensato che questi ambienti fossero così competitivi quanto quelli delle banche d’investimento o delle imprese tecnologiche di successo della Silicon Valley. Mi sbagliavo.

Prima di tutto, il set qualifiche necessarie è molto specifico e non facilmente trasferibile, in secondo luogo, è molto importante il background maturato, e in terzo luogo, le possibilità sono scarse e riservate a una piccola élite.
Questo significa che l’ottenere un’ottima formazione scolastica o di training sul campo, è condizione necessaria per muovere i primi passi nella carriera.
Un ulteriore complicazione è data dal fatto che, nonostante nella nuova era digitale l’innovazione avviene dalla democratizzazione delle idee e dalla capacità di creare innovazione con piccole quantità di capitale, tali cambiamenti non sono del tutto applicabili ai settori della ricerca e del no-profit: la ricerca scientifica infatti dipende fortemente dalle istituzioni scolastiche e dalle loro dotazioni, mentre l’impatto sociale è ancora controllato da grandi organizzazioni non-profit che sono riuscite ad attrarre capitali significativi, e dalle amministrazioni locali.

Ecco che, per avere successo, si deve quindi ragionare come una startup: essere il fondatore della propria carriera e pianificare in anticipo una strategia vincente, fissare obiettivi a lungo termine e concentrasi su ogni passaggio intermedio per raggiungerli.

Nel loro caso, gli obiettivi sono quelli di ottenere una borsa di studio per programma post-laurea di fisica delle particelle e di intraprendere una carriera nel settore dei progetti di sviluppo legati l’uso della tecnologia.

Data la complessità di entrambi i settori per avviare la propria carriera, e dato che le posizioni sono scarse, ci si rende conto che un po’ di fortuna, molta attenzione e soprattutto la capacità di perseverare nella raggiungimento del proprio obiettivo sono gli elementi determinanti per ottenere il successo.

Ed è proprio quest’ultimo aspetto che più mi ha affascinato: nel perseguimento di un obiettivo di vita e di realizzazione personale, queste donne hanno agito come i fondatori di una startup. Hanno costruito una “strategia” partendo dall’obiettivo che si erano poste in un orizzonte temporale di 5 anni e l’hanno perseguito con tenacia, adattandolo a piani di emergenza per quando le cose andavano nel modo sbagliato.

Ed ecco il lieto fine della storia: una si sta avvicinando alla laurea e si iscriverà a un master per preparare al meglio gli esami di qualifica per dottorati di ricerca post-laurea, mentre l’altra ha recentemente ottenuto una posizione in una delle organizzazioni leader in Europa e nel mondo nel campo delle tecnologie per lo sviluppo. Solo per darvi un senso del successo raggiunto, entrambe hanno raggiunto l’obiettivo accedendo a due istituzioni che sono probabilmente le uniche esistenti nei rispettivi settori.

Voglio ringraziare loro non solo per avermi reso così fiera, dato che queste due donne sono le mie sorelle più giovani, ma anche per avermi insegnato una lezione preziosa, in grado di migliorare la mia occupazione attuale e futura come manager e imprenditrice.
E se ho imparato che la messa a fuoco è la chiave per la costruzione di una società, sarà la flessibilità verso il cambiamento ad aiutarmi ad affrontare le sfide che si incontrano e a cogliere le opportunità che si presenteranno.
Spero che l’attenzione all’obiettivo e la tenacia nel raggiungerlo mi guideranno nei prossimi passi della mia avventura. E nel giorno in cui sentirò di aver raggiunto gli obiettivi che mi sono prefissata, mi ricorderò di quanto dovrò ringraziare le mie sorelle, che senza nemmeno saperlo mi hanno insegnato come raggiungerlo.

Benedetta Arese,

Milan 3/4/2013

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