C’è stato un momento in cui il passo biblico relativo agli “ultimi che diverranno i primi” si è palesato all’uomo medio, un momento in cui sembravano aprirsi a lui prospettive che nemmeno poteva immaginare.
L’uomo, si sa, è sempre stato portato ad essere un farfallone. Lo stato biologico primordiale di animale che sottostà alle regole della riproduzione della specie, da un lato, ha fatto sì che nella storia dell’umanità decine di filosofi siano finiti per apparire quali soggetti stranamente alla ricerca di una spiegazione morale dei comportamenti umani. Il discutibile perpetrarsi della concezione sociale dell’uomo “che non deve chiedere mai”, dall’altro, ha fatto sì che dal momento in cui il sesso femminile ha cominciato a dire “no” l’uomo si sia ribellato inventando internet.
La rete ha offerto alla categoria maschile un metodo di abbordaggio seriale che ha reso il web pieno di Rocco Siffredi di provincia.
A livello femminile, tuttavia, questo è apparso spesso come un inferno. Decidi di postare su un social network un foto in cui sorridi al sole lasciando scoperta mezza spalla? Segno inequivocabile di disponibilità immediata legittimante proposte di caffè, proposte di aperitivi, proposte di matrimonio, oppure il temibile “ciao come va?”.
Per una donna il “ciao come va?” informatico è pericoloso tanto quanto travestirsi da antilopi nel Serengeti. Solitamente arriva da categorie standard: il compagno di classe delle elementari che non si vede da circa quindici anni, l’amico dello zio sessantenne in pensione che è tutto tranne che un vecchino simpatico, il conquistatore seriale informatico.
Non bisogna mai rispondere a un “ciao come va?”. Mai. Si racconta di ragazze che sono ancora in chat da quattro mesi per cercare di far capire all’internauta maschile che no, non gliela vogliono dare.
Il sesso maschile ha trovato in internet, e in particolare nei social networks, il luogo di piacioneria quasi ideale: una quantità smisurata di profili da consultare senza essere visti, la convinzione che consultandone il profilo lei non stia dicendo di no, la smisurata proliferazione di metodi con cui sentirsi, autoconvincendosene, il Casanova del terzo millennio.
Oltre al mortale “ciao come va?”, ci saranno i “mi piace” alle foto in cui si intravede qualche centimetro quadrato di pelle. I commenti sulle attività quotidiane, dato quell’infallibile sillogismo per cui se a lei piacciono i suprematisti lituani e io dico che anche a me piacciono, allora ci starà. I “mi piace” apparentemente innocui alle foto di luoghi/gatti/parenti/cibo, denotanti i soggetti più deviati e, a conti fatti, più inutili per una persona di sesso femminile, ovverosia quelli che, qualora lei ci volesse anche stare, risulteranno sempre poco propensi a non girare intorno alle cose. I commenti del maschio egocentrico che si ritiene il simpatico della regione, il quale, stalkerando indifferentemente, ma con supposta ironia, il link di una canzone, il link di un articolo di giornale, i commenti che una ragazza fa ad un’amica o il risultato di Candy Crush, riterrà di essere talmente irresistibile che arriverà a chiedersi da solo “ciao come va?”.
In tutto questo dilagare di spavalderia informatica, poi, l’uomo medio non dimostra spesso nemmeno acume. Se internet permette di vendere un’immagine anni luce distante da quella reale, la scelta su uno sguardo tenebroso a fronte di una quotidiana spendita di una forma fisica imbarazzante, non sortirà certo l’effetto sperato.
Con il risultato che, sia che l’abbordo informatico selvaggio serva a placare propri istinti narcisisti al (self)convinto seduttore implacabile, sia che serva a rendere per la prima volta possibile il “contatto” con una persona femminile al Quasimodo di turno, l’efficacia di questa tecnica è ben dimostrata considerando il fatto che dall’Italia arriva il record di traffico dati su Youporn.
“Per quanto mi riguarda, Internet è solo un modo nuovo per essere respinto da una donna.” (Steve Zahn)