Gli alimenti transgenici sono già una realtà e li possiamo trovare neio prodotti confezioati e inscatolati esposti nei negozi e nei supermercati. Secondo le rilevazioni dell’istituto di ricerca britannico Datamonitor, ingredienti geneticamente modificati sarebbero già presenti, almeno in piccola parte, nel 60% dei cibi di origine industriale confezionati e commercializzati in Europa. Cinque varietà di mais, oltre alla soia e a tre varietà di colza importate nel nostro continente da Stati Uniti, Canada e Argentina, si troverebbero, infatti, in una vasta gamma di prodotti dolciari e da forno e nelle farine usate per le merendine e i prodotti destinati alla prima colazione così come nel cioccolato, negli alimenti per neonati, gelati e circa 30.000 altri prodotti normalmente distribuiti nei supermercati.
Nel 2007 la superficie mondiale coltivata ad OGM si attestava attorno ai 90 milioni di ettari, pari a circa 6 volte la superficie agricola italiana (la superficie agricola mondiale è di circa 656 milioni di ettari), e nel 2000, in Italia, sono stati autorizzati dal ministero della Sanità ben 242 campi agricoli sperimentali di organismi tutti rigorosamente transgenici. Le regioni maggiormente interessate sono Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e Piemonte. Si tratta di colture che non producono per il commercio ma che vengono realizzate per studiarne gli effetti.
Il 4 aprile 2013 sulla base della richiesta del Ministro delle Politiche Agricole e del dossier elaborato dal Cra, il Ministro della Salute Balduzzi ha richiesto alla Commisione Europea la sospensione urgente delle coltivazioni di mais transgenici Mon810 in Italia e nel resto dell’Unione Europea.
Decisione è stata accolta con grande soddisfazione dalle associazioni agricole che insieme a partiti e istituzioni, uniti nella coalizione “Liberi da Ogm”, aveva chiesto a gran voce di dire basta alle sperimentazioni in Italia.
C’è infatti molta diffidenza da parte dei consumatori e degli agricoltori verso le coltura geneticamente modificate. I rischi a cui espone un alimento OGM possono essere diversi come ad esempio reazioni di tipo allergico. La modificazione genetica delle coltura potrebbe portare alla creazioni di sequenze proteiche allergeniche e proprio per per prevenire questa eventualità, la legge prevede che tutti i raccolti e gli alimenti geneticamente modificati debbano essere rigorosamente saggiati, caso per caso, per determinare l’eventuale allergenicità.
Un secondo ostacolo alla diffusione delle produzioni OGM deriva dai timori di possibili conseguenze ambientali, derivanti, ad esempio, dall’incrocio di piante transgeniche con altre presenti in prossimità delle piantagioni, oppure da ripercussioni negative sugli insetti utili.
Infine alcuni sementi OGM sono state progettate per produrre piante sterili (come la Terminator) e questo costringerebbe gli agricoltori a ricomprare ogni anno i semi dalla multinazionale produttrice che ne potrebbe imporre il prezzo.
Forte è il fronte dei cittadini contrari agli OGM, come emerge dall’indagine Coldiretti-Swg quasi 7 italiani su 10 considerano oggi gli organismi geneticamente modificati meno salutari di quelli tradizionali. Numerose sono anche le associazioni di agricoltori impegnati nel tutelare l’agricoltura e il territorio nazionale da forme di inquinamento genetico per assicurare la competitività delle nostre produzioni tradizionali e di qualità.