Nazionalista e ribelleTremonti, non ci restano che gli Eurobond?

Strano destino quello di Giulio Tremonti, solo due anni fa era il plenipotenziario ministro dell'economia candidato alla presidenza del consiglio dei ministri, vero collante tra la Lega di Bossi e ...

Strano destino quello di Giulio Tremonti, solo due anni fa era il plenipotenziario ministro dell’economia candidato alla presidenza del consiglio dei ministri, vero collante tra la Lega di Bossi e il Cavaliere, unico vero ministro italiano a interagire con gli ambienti istituzionali internazionali, amico del potente Strauss Kahn, si relazionava con i massimi esponenti dei più importanti organismi mondiali.

Dotato di una non comune lungimiranza, tecnico prestato alla politica di scuola socialista appresa dai maestri Reviglio e Formica, riconosciuto dal nuovo capo della repubblica Cinese Xi Jinping, come unico interlocutore italiano, verso la fine del 2006 rilascia un’intervista al Corrierone nella quale lancia un “worning” sullo stato dell’economia e avverte che di li a poco sarebbe scoppiata una crisi finanziaria che anche un grande banchiere, scomparso nel luglio del 2007, definì “devastante” per l’intero sistema bancario mondiale.

Nell’ottobre del 2008 scoppia il caso Lehman, il governo americano interviene massicciamente per salvare il salvabile mentre in Europa non si sà come affrontare la soluzione di una crisi che sembra avere i connotati di quella che colpi l’America nel ’29, si rivelerà poi peggiore…., dunque che fare? ecco che Tremonti lancia un’idea che dovrebbe rappresentare la via d’uscita per i paesi dell’unione europea alle prese con la tenuta delle banche che operano nel continente.

Non esiste una banca centrale che può intervenire in ultima istanza a stampare moneta come fà la Federal Reserve per gli Stati Uniti o la banca centrale inglese o quella giapponese.

E cosa si inventa Tremonti? Propone una emissione massiccia di obbligazioni da parte di un organismo europeo tipo la BEI (banca europea degli investimenti), chiamati Eurobonds, che consenta di rimettere in circolo moneta quanto basta per arginare l’ alluvione che si stà abbattendo sul sistema bancario che si riverbera sull’economia reale e su ciascuno di noi.

Sembra l’uovo di colombo, la soluzione migliore per uscire da una situazione che qualche osservatore sostiene non trovare precedenti nella storia degli ultimi 300-400 anni, una condizione da Medioevo.

Tremonti si spinge a prevedere, siamo tra il 2008 e il 2009, quindi in tempi non sospetti, che le banche italiane sarebbero state nazionalizzate come quelle francesi, inglesi spagnole ma anche tedesche, quelle, per intenderci “, to big to fail” cioè troppo grandi per fallire…., che vengono salvate “dalla mano pubblica” così come il professore ama definire l’intervento dello Stato.

La proposta viene analizzata e discussa ma non passa, la Merkel fa la voce grossa e stoppa l’iniziativa ritenendo che per stare in Europa i paesi aderenti per restarci a pieno titolo devono essere virtuosi come la Germania e sottoporsi a sacrifici, a monovre da lacrime e sangue, dimenticandosi di quanto ci costò all’inizio degli anni novanta l’unione delle due germanie…inizia un’azione sempre più stringente in una fase recessiva dell’economia.

La situazione non migliora, la Grecia ha già lasciato il segno, è durissima tenere i conti a posto per presentarsi ai summit internazionali senza fare la figura degli ultimi della classe. Le manovre finanziarie pesano ma la comunità internazionale, anche se in parte apprezza il lavoro svolto sui conti pubblici e lo spread sotto controllo (stabile a 113), mantiene un atteggiamento guardingo, attendista, quasi a non volersi fidare dell’operato del governo italiano con la speculazione sempre pronta a sfruttare il passo falso, l’occasione ghiotta per affondare il coltello nel burro del terzo debito pubblico mondiale.

Si arriva nel maggio del 2011. la crisi non molla la presa, la Spagna è in netta difficoltà, troppa speculazione immobiliare ha ingolfato il sitema bancario locale, gli operatori finanziari la danno per spacciata ma è in Italia che si addensano le nubi, imperversa il caso Berlusconi, la sua vita privata, gli scandali, le amicizie ritenute da certi ambienti un pò ingombranti, la primavera araba, partita nell’autunno del 2010, miete le sue vittime e avanza l’ipotesi che si arrivi anche nel nostro Paese a farne sentire gli effetti, la Grecia un giorno sì e l’altro pure è fuori dall’euro…

Ma è proprio in Italia che parte la messa in discussione del governo ritenuto dagli osservatori internazionali, inadeguato a gestire la complessa situazione finanziaria, parte una lettera che di fatto commissaria il governo, sappiamo come è andata, i titoli di stato precipitano e, si dirà, arriviamo ad un passo dal baratro, non ci sono soldi per pagare gli stipendi a fine mese, Berlusconi è costretto dagli eventi a fare un passo indietro, cade il governo e subentra il governo Monti.

Tremonti, presenta un libro dal titolo “uscita di sicurezza”, dal libro nasce un manifesto che sembra voler sfociare in un nuovo partito. La data delle elezioni viene anticipata, non c’è il tempo per organizzarsi al meglio, di raccogliere le firme per presentarsi con un movimento autonomo. Sceglie la strada più breve, quella dell’apparentamento con la Lega anche a costo di vedersi il suo nome ridimensionato nel simbolo, “ospite” di Maroni che la fà da padrone, deludendo i tanti che lo hanno sempre stimato e lo avrebbero votato ma non dentro quel simbolo.

Un posto sicuro in una campagna elettorale spietata, con la coda dei vecchi deputati fuori dal Parlamento per trovare un posto, con un sistema “a porte girevoli”, entrano in quattro escono in tre, una selezione che non si ricordava da vent’anni, dalla fine della prima repubblica.

Nel corso della campagna elettorale Tremonti, tra le varie, propone di fare una grande banca pubblica come i tedeschi hanno la KFW, proposta che verrà poi cavalcata da molti suoi avversari politici, così come altre proposte saranno cavalcate anche dal Movimento 5 stelle. (impignorabilità della prima casa, nazinalizzazione delle banche, maggiore presenza dello Stato nell’economia)

Viene eletto senatore della repubblica.

Frattanto la situazione economica precipita e il governo Monti non riesce ad arginarla, i negozi chiudono, la disoccupazione aumenta, le auto nuove non si vendono, le piccole e medie imprese chiudono, scoppia il caso del Monte dei Paschi di Siena e i nuovi vertici, Profumo e Viola, sono costretti a ricorrere non solo al rinnovo ma all’aumento della sottoscrizione dei Tremonti bond, ora Monti bond, per la somma di 3,9 miliardi di euro, con la prospettiva di dover riconoscere allo Stato nuove azioni in cambio di interessi che l’istituto senese non riuscirà a rimborsare. (se non è una nazionalizzazione questa…)

In tutto questo bailame la BCE era già intervenuta a inizio 2012 sostenendo dapprima il sistema bancario immettendo liquidità al tasso modico dell’1% perchè fosse impiegata nell’acquisto di titoli di stato al 4-5% salvandone così i bilanci, successivamente, nel luglio, con una semplice ma efficace dichiarazione che funge da detonatore per la speculazione internazionale che è costretta a chiudere in tutta fretta le posizioni ribassiste sui diversi mercati dei paesi europei in difficoltà.

Quest’anno le banche non potranno godere di ulteriori interventi della BCE e gli attivi degli istituti di credito peggioreranno decisamente. In Maggio, per le banche europee, ci sarà un’altro stress test, un’altro banco di prova sulla qualità della loro gestione.

La situazione sembra complicarsi ulteriormente e si prevedono mesi ancora difficili, con decise ripercussioni sul fronte della tenuta sociale.

Se saltasse il sistema monetario europeo, non vi sarebbe altro rimedio che il ritorno dello Stato nell’economia, ma questa volta applicando criteri di selezione della classe dirigente ben diversi da quelli che abbiamo visto nel passato. Oppure, perchè l’impianto regga, si potrebbe applicare la soluzione proposta dal prof. Giulio Tremonti: gli Eurobonds.

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