Il primo uomo si chiama Jean Molière, nato a Montelimar, nel sud della Francia. Europeo, ma magari non lo sa. Ha 34 anni ed è riuscito a farsi assumere in una delle ditte più produttive del momento: Amazon. E’ felice. Certo, è laureato in neuroscienze e mai si sarebbe aspettato di fare un lavoro di manovalanza. Si è sempre visto con un camice bianco. Ma va benissimo così. Ama molto quel sito e prima di farsi assumere comprava sempre da loro. Spedizioni rapide, servizio clienti efficientissimo, prezzi competitivi. Ma ciò che rendeva Amazon la migliore multinazionale del modo risiedeva nel totale rispetto del consumatore. I tempi in Europa sono duri, e aver trovato un lavoro alla sua età è stato vero un colpo di fortuna.
«Work hard, have fun, make history»
E’ lo slogan che da tre mesi vigila sopra la sua testa. Nei corridoi si sente sempre questo strano sussurro: “I clienti devono sapere tutto”. Non capisce esattamente cosa vuol dire, ma ormai è divenuto il motto della sua vita. Un’azienda che fattura 60 miliardi saprà pure quello che dice. E poi solo in Francia quattromila dipendenti mangiano grazie a loro. “Un milione di persone visitano il sito e contano su di voi”.
Certo, adesso che lavora in un’azienda come questa inizia a percepire uno strano disagio.
A sua madre racconta:
– Percorro più di 20 chilometri al giorno. Avanti e indietro in quell’immenso deposito, sempre tra gli stessi prodotti. Ripeto costantemente gli stesi movimenti, quasi fosse un meccanismo inconscio.
E’ passato un mese circa. Arrivano 700 dipendenti nuovi. Tutti precari e ambiguamente felici. Contratto interinale, turni di 7 ore a 10 euro lordi l’ora. Jean striscia ( ormai non cammina più) tra i reparti. Cerca prodotti, li carica sui carelli e li porta a farli imballare. Detto così non sembra particolarmente faticoso, gli dice un suo amico disoccupato dopo il turno.
– Devo tenere un ritmo di 130 articoli l’ora. E’ davvero molto faticoso. Tra un pacco all’altro ti rendi conto che, quattro mesi fa c’eri tu dietro lo schermo a ordinare. La gente compra tantissimo, eppure si vendono molti meno prodotti rispetto a prima. Mi chiedo: se non ci fosse la crisi chissà quali sarebbero i miei orari di lavoro –
Il giorno dopo percepisce dolori alla schiena, gambe pietrificate collo bloccato. Non si può fermare. Se non si raggiungono gli obiettivi si rischia la sanzione. Per evitare pause ogni operaio viene munito di Gps. Controllano spostamenti , fermi, persino i percorsi.
– Ho parlato con un giornalista. Si chiama come me. Gli ho raccontato tutto, anche se ci è privato parlare delle condizioni di lavoro con i media. Sì, è un diritto acquisito sancito dalla costituzione. Ma in tempi come questi i diritti acquisiti si scontrano con quelli prioritari: mangiare, per esempio-
Molto più a Sud, sempre in Europa, un ragazzo si dirige al Comune di Adrano (CT) per farsi vidimare alcuni documenti. Sta raccogliendo le firme per un’iniziativa popolare. Orari del Comune: 8:00/ 12:30.
Il ragazzo arriva alle 11:45. Si trova di fronte il primo usciere ( meglio chiamarlo il tizio che osserva i corridoi che N.1).
“Scusi, a quale ufficio devo rivolgermi per la vidimazione di alcuni documenti?”
Il tizio N.1 parla un italiano claudicante che alterna al dialetto.
“ Nu sacciu( non lo so) prova lei a chiedere qui di fronte”
Il ragazzo ringrazia e si dirige verso l’ufficio. Trova quattro persone e gli ripropone il quesito. I signori si guardano sbigottiti:
“ Che devi fare?”
“Vidimare…” risponde
“Vidimare… Ma chi se ne occupa?”
“ E non lo so, chiedo a lei proprio questo”
“ Io non ne sacciu di queste cose” risponde uno dei tanti.
“ Mi pare che… che Turi si occupi di queste cose va…”
“ No aspetta. Ora ricordo”
– Apriti cielo – pensa il ragazzo.
“ Il dottore Pignatta, primo piano”
Ed eccolo al primo piano. Si trova davanti tizio N.2 che osserva i corridoi pagato 1000 e rotti euro al mese.
“ Il dottor Pignatta?
“ E’ andato via. O meglio, è passato di qui” e indica un corridoio.
Prende il corridoio. Dipendenti comunali poggiati sui muri. Molti fumano( anche se è palesemente vietato). Tra uno spazio e l’altro ci sono i contenitori per la raccolta differenziata. Ovviamente non rispettata neppure quella.
Dopo un po’ incontra delle persone e chiede se sapessero del dottore Pignatta.
“ Sono io”
“ Puoi vidimare il foglio per cortesia?”
Occhi sgranati “Come?”
“ V-I-D-I-M-A-R-E”
“ Non mi occupo io di queste cose”
“ Mi hanno mandato da lei”
“ E certo… Comunque prova dalla segretaria. In fondo a destra”
Il ragazzo ripercorre la via fumosa, sperando che quel “ prova” fosse uno sbaglio.
Si ritrova di nuovo il tizio N2.
“ La segretaria?”
“Non c’è”
“ Come non c’è? Ma non è orario di ufficio questo?”
“ Che le devo dire?”
“Magari perché la signora non si trova al suo posto”
“ Era qui prima” quasi a giustificarsi.
“ Sì, ma perché non si trova qui adesso? Lavora a singhiozzi?”
“ No, quasi tutta la settimana è stata qui”
“ Per forza, è il suo lavoro. Dove dovrebbe stare?
“ Provi al palazzo bianchi”
“ E che ci fa lì in orario di ufficio? E poi lì ha la possibilità di vidimare il foglio?”
“ Senta, nu sacciu( non lo so). Provi domani”
Di nuovo quella parola…
Il ragazzo torna sconsolato a casa. Insieme a lui rientra pure la sua vicina di casa. E’ un’insegnate. Quel giorno ha dovuto affrontare l’orario continuato.
Il ragazzo pensa: Lei, tizio N.1 e tizio N.2 prendono lo stesso stipendio.
Ovviamente sono due storie generalizzate, anche se vere. Due riflessioni brevi:
1 I meccanismi economici ormai si basano su questi due piani. Da una parte un semi-schiavismo e dall’altra un parassitismo endemico.
2 Credo, risultando impopolare, che la questione dei licenziamenti nel settore pubblico vada rivalutata. Non ovviamente per permettere di licenziare chiunque, ma per concedere a chiunque abbia voglia di fare quel lavoro decentemente.