BelfagorI colori della Terza Repubblica

Lei dunque auspica una rinascita della Dc? «Ho impiegato tantissimo tempo a scrivere su questo argomento. La mia generazione deve generosamente dare il massimo impegno di pensiero e scrittura perch...

Lei dunque auspica una rinascita della Dc?
«Ho impiegato tantissimo tempo a scrivere su questo argomento. La mia generazione deve generosamente dare il massimo impegno di pensiero e scrittura perché questa ricomposizione riprenda una forma partito. Ma ritengo che sarebbe una mezza vittoria se non si innescasse un effetto domino e ricomparissero anche un partito socialista di massa, uno liberale e uno ambientalista».
Letta archivia la tecnocrazia di Monti?
«In questi vent’anni hanno messo in soffitta le culture politiche e hanno cercato di sostituirle prima con i programmi, che senza il soffio vitale di una cultura di appartenenza sono niente, poi con il leaderismo e infine con la tecnocrazia, il governo delle élite. Senza la bussola delle grandi culture politiche, ogni gruppo parlamentare rischia di navigare a vista e fare la fine della Concordia».

Paolo Cirino Pomicino, Da ex dc vedo il ritorno della prima Repubblica, intervista di Stefano Filippi, Il Giornale, 29 aprile 2013

Come usciremo dalla cosiddetta seconda Repubblica è presto per dirlo. Se il padre della nuova architettura costituzionale dovesse essere Silvio Berlusconi, non ci sarebbe da stare molto tranquilli. Limitando il discorso al destino delle forze politiche, la prospettiva tracciata da Cirino Pomicino nell’intervista sopra citata rappresenta un interessante punto di partenza. Delinea uno tra gli scenari possibili, la ricostituzione delle aree culturali più classiche, cattolici, socialisti, liberali, con l’aggiunta degli ambientalisti. Una sorta di adeguamento tardivo a una norma europea.

Al momento siamo lontani da un esito simile. Il quadro politico sembra essere tornato alla forma che aveva negli anni Sessanta con il Pd al posto del partito socialista e il Pdl al posto della Dc. Con alcune differenze: la delegazione governativa del Pd ha una accentuata impronta cattolica, mentre il Psi era un partito laico. Sono ugualmente numerosi i cattolici tra i ministri provenienti dal Popolo della Libertà. Per questo molti hanno pensato che ci fosse un ritorno della Dc, mentre – altra differenza – ci sono ancora, ma non si vedono più tanto i comunisti. Quelli che hanno conservato l’antico nome non sono più in parlamento già dal tempo dell’altra legislatura. E si sono inabissati i postcomunisti presenti nel Pd. Si sono inabissati lasciando al centro della scena un loro storico rappresentante nella persona di Giorgio Napolitano. E’ come se tutto si fosse spostato più a destra. E la nota dominante è data da questo evidente e forte ritorno del cattolicesimo politico sulla scena. Se le tendenze in corso dovessero dar luogo a una sistemazione stabile, avremmo un quadro politico dominato dalla presenza cattolica, con un rinato popolarismo al centro e un permanente andreottismo clericalstatale a destra.

E’ ipotizzabile nel lungo termine la scomparsa di tutto il filone socialcomunista, così vigoroso ai tempi della prima Repubblica e ancora visibile in varie forme sotto la Seconda? Qui si torna all’altro scenario, quello ipotizzato all’inizio. Rinascerebbe la Dc in un quadro pluralista caratterizzato dalla forte presenza di altre culture politiche. A sinistra questo presuppone la riuscita di un’impresa che non si presenta come facile e scontata. Lo spazio per una formazione appartenente alla famiglia del socialismo europeo ci sarebbe. Una notazione astratta come questa non ha nulla di risolutivo. Reinventare una tradizione è più complicato che fondarla. C’è da fare i conti con i fantasmi del passato ossessivamente risorgenti. Ci vogliono scelte culturali coraggiose, fatte anche di radicali rotture, e ci vogliono dirigenti che si pongano seriamente il problema di rifare i conti con la realtà. Questo non significa solo ragionare sulla disoccupazione e sul lavoro precario, tanto per dire. Significa anche vedere a che punto è il sindacato, come possa cambiare, se sia in grado di farlo, o se una forza di sinistra in Italia adesso non abbia interesse a muoversi su un terreno totalmente distinto da quello del sindacato.

Si consiglia vivamente la lettura di Michele Serra, La scomparsa dei postcomunisti https://triskel182.wordpress.com/2013/04/30/la-scomparsa-dei-post-comunisti-michele-serra/

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