Fisco e sviluppoLa Spagna fa ponti d’oro a chi investe in case e bonos

In Italia sono tutti ossessionati dalle risorse di Cassa Depositi e Prestiti e dintorni. Mi sembra una posizione parziale e culturalmente arretrata perchè non siamo più negli anni 30' oggi i soldi ...

In Italia sono tutti ossessionati dalle risorse di Cassa Depositi e Prestiti e dintorni. Mi sembra una posizione parziale e culturalmente arretrata perchè non siamo più negli anni 30′ oggi i soldi “veri” li hanno anche (anzi specie) i privati.

Sveglia! l’Italia potrebbe essere un posto fantasico per attrarre capitali, idee e persone come stanno cercando di fare in Spagna e Portogallo. Leggete sotto.

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Il Sole 24 Ore – LA LEVA FISCALE – Anche il Portogallo garantisce gli stessi benefici e prepara un credito d’imposta del 20% sugli investimenti fino a 5 milioni

Per attirare capitali dall’estero il governo spagnolo ha deciso di concedere la residenza spagnola a chi investe almeno due milioni di euro in bonos o acquista nel Paese una casa che costi più di 500mila euro. «Sono misure a costo zero che non toccano gli equilibri del bilancio pubblico – spiegano nell’entourage del premier Mariano Rajoy – e che possono avere effetti positivi nel rivitalizzare l’economia nazionale. Inoltre hanno anche un rilevante valore simbolico: la Spagna sta ritrovando la fiducia degli investitori internazionali, è un Paese aperto, pronto ad accogliere con favore chi sostiene il debito pubblico, così come chi crea impresa e lavoro».

Spagna e Portogallo chiedono all’Europa di «fare di più per la crescita, per le famiglie, per i giovani disoccupati», come hanno rimarcato assieme Rajoy e il premier lusitano Pedro Passos Coehlo. E mentre si accordano con la Germania per aiutare le piccole e medie imprese, cercano ogni mezzo per risollevarsi. Senza uscire dal percorso di rigore concordato con l’Unione.
Quelli contenuti nella legge per gli imprenditori – un provvedimento a lungo promesso da Rajoy e approvato finalmente, la scorsa settimana, dal consiglio dei ministri spagnolo – sono interventi che dovrebbero entrare in vigore all’inizio del prossimo anno e che sono già stati sperimentati da Stati Uniti, Regno Unito e più di recente, in tempi di profonda recessione, anche dall’Irlanda e dal Portogallo. «Stiamo andando nella stessa direzione seguita già da altri Paesi, sono strumenti ormai diffusi per attrarre nuovi investimenti», ha detto il vicepremier spagnolo, Soraya Saenz de Santamaria.

Il certificato di residenza viene di fatto barattato con risorse fresche da mettere in circolo: l’obiettivo finale è sostenere la domanda di titoli del debito e aiutare la ripresa del mercato immobiliare crollato dopo dieci anni di bolla speculativa. In Spagna ci sono quasi 3,2 milioni di abitazioni vuote, il 13% su un totale di 25,2 milioni di case presenti sul territorio nazionale negli ultimi cinque anni il prezzo delle abitazioni è sceso del 30% e secondo le ultime stime dell’agenzia Fitch gli immobili sono ancora sopravvalutati di un buon 20%. Il fondo quindi non è stato ancora toccato: eppure nel primo trimestre dell’anno sono state registrate 54.500 transazioni, meno di un quarto rispetto ai picchi di 239mila registrati nei primi tre mesi del 2006, quando la crisi ancora doveva arrivare.

La Spagna – come già in passato con la promozione turistica delle sue coste mediterranee – prova a diventare la Florida dell’Europa. «C’è un vantaggio competitivo evidente: la Spagna è un posto fantastico dove vivere. E fa benissimo a sfruttare questo vantaggio per convincere cittadini di altre nazionalità a trasferirsi lì per trascorrere l’età della pensione o aprire una nuova attività imprenditoriale», spiega Luis Garicano, professore alla London School of Economics. Tutto da verificare l’impatto sul mercato immobiliare. «Stimiamo che solo il 5% delle 700mila case appena costruite e rimaste invendute nel Paese abbiano un valore superiore ai 500mila euro, troppo poche per risollevare il mercato», afferma Angel Serrano, esperto real estate di Aguirre Newman in Spagna. «Il prezzo medio delle case che tornano alle banche è di 130mila euro. Con una soglia di 500mila euro non ci può essere ottenere un risultato significativo in termini di assorbimento dello stock di invenduto», dice Llari de Sangenis dell’agenzia Saville. Il governo di Madrid si aggrappa comunque all’interesse degli investitori che possono arrivare soprattutto dalla Cina e dalla Russia, a cittadini di Paesi extra-Ue che potrebbero avere vantaggi da un certificato di residenza dell’Unione: «La Spagna in questa fase ha bisogno anche di segnali e di piccoli passi», spiegano alla Moncloa.

Il governo del Portogallo già lo scorso settembre aveva modificato la normativa in materia di immigrazione per facilitare la concessione di un permesso di residenza, seppur temporaneo, agli stranieri che investono nel Paese: anche Lisbona chiede un investimento immobiliare non inferiore a 500mila euro e inoltre agevola la creazione di nuove imprese garantendo la residenza anche a chi dà lavoro ad almeno 30 dipendenti o trasferisce capitali per più di un milione di euro. «Il momento di investire è arrivato», ripete il ministro delle Finanze, Vitor Gaspar, nei vertici internazionali: il governo portoghese promette una graduale riduzione dell’aliquota sulla corporate tax che nei piani di Lisbona potrebbe passare in cinque anni dall’attuale 31,5% al 20 per cento. E annuncia una misura «senza precedenti»: un credito d’imposta del 20% sugli investimenti fino a cinque milioni di euro. Anche in questo caso per sostenere l’economia nazionale, strizzando l’occhio ai capitali stranieri.

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