Leggendo Le Magazine du Monde, mi sono convinta riguardo il tema per il prossimo post. L’articolo in questione racconta l’ascesa politica di Michael Bloomberg, il sindaco di New York durante gli ultimi 11 anni. Una frase in particolare mi ha colpito “il avait tellement d’argent qu’il ne devrait rien à personne une fois élu” (era talmente ricco che non avrebbe dovuto niente a nessuno una volta eletto), il giornalista aggiunge “siamo in America, dove emanciparsi dalle lobbies è un vantaggio molto significativo.”
È qui che mi ricollego a Bruxelles:
http://www.bbc.co.uk/news/uk-politics-21083362
(è un corto video della BBC)
Lobby, lobby e ancora lobby.
Durante il mio master c’era un modulo di sei ore per presentarci questa realtà. Curiosamente il nostro insegnante non si dichiarava lobbista, non è registrato al non obbligatorio albo dei lobbisti, ma ascoltando i racconti di come molti suoi progetti siano andati a buon fine, sarebbe difficile non considerarlo tale.
Durante la prima ora ci ha diviso in tre gruppi, incaricandoci di trovare una definizione di lobby (gruppo 1), di definire quali sono i sentimenti della popolazione nei confronti di questa attività (gruppo 2) e raccontare delle proprie esperienze di lobby (gruppo 3). Tralascerò quest’ultimo gruppo, per quanto riguarda i contenuti dell’esposizione dei miei compagni, per rimarcare invece, come ci abbia fatto dare per scontato che tutti noi, ogni giorno, siamo dei potenziali lobbisti, indifferentemente dall’attività di cui ci occupiamo.
La definizione che poi abbiamo ritenuto per l’esame è ovviamente la sua, “fare lobby consiste nel cercare di influenzare, direttamente o indirettamente, l’emanare, l’applicare o l’interpretare le misure normative o qualsiasi tipo di attività portata avanti da autorità pubbliche.”
Un’attività in realtà sempre esistita, che non sapeva di chiamarsi lobbismo? Probabile. Possiamo per questo parlare di trasparenza come vorrebbe l’Unione europea? Mi sembra un po’ eccessivo. Dovremmo comunque considerare questa trasparenza come un auspicabile obiettivo? Difficile rispondere. Finché la parola influenza sembra avvicinarsi al concetto di potere, e il potere si ricollega all’esclusività, si può davvero parlare di un lobbismo sano, che dia voce agli interessi di realtà altrimenti poco considerate durante il decison- making process? O è un’arma esclusiva, più efficace quanto più cara?
L’altra metà della definizione, che fino ad ora vi avevo tenuta nascosta, concerne l’aspetto della ricerca, dell’analisi e della comprensione, tre aspetti fondamentali per poter essere influenti persuadendo con le proprie idee. Questa fase precede e accompagna le attese nei corridoi. Alla base di questo processo composto da varie fasi (definire gli obiettivi, raccogliere informazioni, definire la strategia e poi la tattica tramite cui attuarla e infine valutare il proprio operato) c’è quindi la necessità di avere le giuste informazioni. Chi ha davvero capito questo fondamentale aspetto del potere oggi giorno, è proprio Michael Bloomberg. L’articolo citato, racconta di una fortuna costruita su un’idea semplice, quella di vendere a caro prezzo informazioni. Questo aspetto del lobbysmo consiste soprattutto nell’essere aggiornati, è soprattutto ricerca e relazione di paper. Molti lobbisti oggi giorno vivono una vita meno avvincente di quella che si tende ad immaginare: più che incontri segreti e attese fuori dalle stanze dei bottoni, si tratta di lunghe ore in uffici seduti a fissare il monitor.
Ad ognuno quindi le sue considerazioni e valutazioni su quest’attività dai molteplici volti. Quello che importa dalla mia prospettiva di giovane studentessa, è che il lobbismo offre e crea lavoro. Come tutti gli ambiti che sono coinvolti da interessi e poteri può apparire una realtà meschina e sicuramente può esserlo, non credo meno degli sciacallaggi finanziari. Questo professore non ha fatto innamorare nessuno in classe, ci presentava in modo autocelebrativo un mondo di networks e di conoscenze, lontano quindi da noi giovani inesperti. Ne trattengo che a Bruxelles c’è spazio e futuro per le lobby, una realtà che credo si diffonderà sempre più nel resto d’Europa. Pare richieda intraprendenza e un po’ di faccia tosta. Ho avuto la sensazione, che a fare il lobbista ci si possa ritrovare, magari trasformare, ma non credo sia la via da cui iniziare.