«Portare una canoista al governo, un po’ tedesca, è da scemi più che di sinistra». Parafrasando Gaber, Beppe Grillo sceglie il suo blog per attaccare Josefa Idem, nuova titolare delle pari opportunità e dello sport. Non una riga in più per argomentare la bocciatura, anche se «portare una canoista al governo» pare la classica accusa rivolta al politico improvvisato, ieri sportivo e oggi riciclato nelle stanze dei bottoni pur senza competenze.
Il caso della Idem è forse unico nel suo genere. Mentre nella sua carriera di sportiva si metteva al collo 38 medaglie, diventando l’atleta femminile a disputare il maggior numero di Olimpiadi a livello mondiale, Josefa ha trovato il tempo per la politica.
Dal 2001 al 2007 si è messa il tailleur e ha fatto l’assessore allo sport a Ravenna per poi diventare, nell’ottobre 2009, responsabile Sport del Pd in Emilia-Romagna. Nel frattempo prende parte alla commissione scientifica di controllo sul doping presso il ministero della Salute. A dicembre 2012 sbanca le primarie dei parlamentari Pd, incassando 9.382 preferenze e laureandosi la seconda più votata nella sua regione. A febbraio l’approdo in Senato, quindi la nomina a ministro, peraltro nell’aria da mesi.
E allora, perché tanto astio nei confronti di una donna che, seppur giovane, vanta un discreto bagaglio di esperienza? Si potrebbe obiettare che quasi tutti i parlamentari a cinque stelle non siano in possesso dei rudimenti della politica. Chi faceva l’agricoltore, chi è ingegnere, chi impiegato e chi studente.
Eppure un possibile motivo alla base dell’attacco di Grillo risale ad agosto 2012. Siamo nel pieno delle Olimpiadi londinesi, le stesse in cui la quarantottenne Josefa gareggia sfiorando il podio per 3 decimi. In quei giorni l’ex comico verga un post contro i giochi a cinque cerchi, definendoli il «trionfo del Nazionalismo».
Interpellata dai giornalisti sulla questione, la Idem dice che Grillo è «un patacca» e «coglie i momenti più visibili per dei messaggi che fanno scalpore e avere attenzione». Diretta, forse troppo, tanto da attirarsi la replica piccata dello stesso blog, con una nota intitolata «Josefa pdmenoelle» a firma dell’allora esponente M5s Giovanni Favia. Oggi, davanti all’impossibilità di mostrare se valga o no in quanto ministro, perchè insediatasi da poche settimane, l’attacco dell’ex comico suona come una piccola vendetta servita a tempo debito. Quasi volesse levarsi un sassolino dalla canoa. Pardòn, dalla scarpa.