“L’ipotesi che la futura computer-crazia consenta l’esercizio della democrazia diretta, cioè dia ad ogni cittadino la possibilità di trasmettere il proprio voto ad un cervello elettronico, è puerile. […] Il prezzo che si deve pagare per l’impegno di pochi è spesso l’indifferenza di molti. Nulla rischia di uccidere la democrazia più che l’eccesso di democrazia. […] L’ideale del potente è sempre stato quello di vedere ogni gesto e di ascoltare ogni parola dei suoi soggetti: questo ideale è oggi raggiungibile. Nessun deposta è mai riuscito ad avere sui suoi sudditi tutte quelle informazioni che i governi possono attingere dall’uso dei computer“.
Queste riflessioni non appartengono ad un contemporaneo, malgrado il loro sconcertante collegamento con molti fatti della cronaca recente. Sono pensieri che risalgono al lontano 1984 (causale coincidenza con il libro di Orwell) e sono tratte da un libricino di Norberto Bobbio chiamato “Il futuro della democrazia”.
Norberto Bobbio chi era costui? Quanti italiani conoscono il suo nome? In molti lo hanno dimenticato con una rapidità sconcertante. Eppure stiamo parlando di uno dei più grandi filosofi del Novecento, un uomo che davvero ha dato tanto alla cultura e al pensiero del nostro Paese. Antifascista (fu arrestato la prima volta nel 1935), militante del Partito d’Azione, docente universitario, fu nominato senatore a vita negli anni Ottanta.
Bobbio probabilmente non ha mai acceso un computer in vita sua, ma le sue intuzioni profetiche su certe degenerazioni di Internet non possono lasciare indifferenti. Bastano quelle frasi per capire la profonda conoscenza che avesse dell’umanità e dei fenomeni politici, che ha studiato tutta la vita.
La sua profezia si è pienamente compiuta: ormai viviamo in piena computer-crazia. Ci illudiamo di poter controllare il mondo da un laptop. La democrazia passa su Internet e su Internet nascono le rivoluzioni, le proteste, i partiti e le candidature. Ma quanti difetti ha la computer-crazia? Quanto populismo e quanta superficialità circola in Rete? Qualcuno propone di far votare le leggi con un click. Ma come si può affidare un potere così delicato ad un popolo che nella stragrande maggioranza dei casi commenta gli articoli dei giornali senza neanche leggerli. Oppure condivide informazioni e foto senza un briciolo di senso critico. Una democrazia puerile appunto.
E poi c’è il rovescio della medaglia: la computer-crazia, davvero, conviene più ai potenti che ai cittadini. Bruciare qualsiasi senso della discrezione e affida a Internet ogni briciolo della sua vita privata, dai sentimenti al lavoro, risparmia decisamente un gran lavoro ai servizi segreti che hanno a disposizione registri enormi per poter controllare (se volessero) le idee, le opinioni, la vita di milioni di persone. E’ inutile scandalizzarsi e invocare la privacy, se poi noi per primi violiamo la nostra stessa intimità.
Leggere e riscoprire Bobbio permette però anche di individuare la strada per salvarci dalla computer-crazia. Che non è certo la chiusura di Internet o la sua denigrazione. Ma piuttosto applicarvi profondamente gli ideali che hanno guidato le lotte per la democrazia: tolleranza (ideale che si affermò dopo il sangue sparso per le lotte fra cattolici e protestanti), nonviolenza, rinnovare la società attraverso le idee, fratellanza. Internet non sarebbe un posto migliore se questi ideali venissero applicati da tutti quelli che accendono tablet, smartphone e PC? Ma Internet, in fondo, è solo lo specchio di democrazie che sono sempre più lontane dagli ideali su cui sono state fondate.