Questo post è sconsigliato alle mamme perfette e a chi soffre di vertigini.
Londra ci ha fatto assaporare l’estate regalandoci una settimana di bel tempo. A questa, è poi seguito un gelido inverno tanto che anziché scrivere “Giugno” sui documenti su cui lavoravo, mi è venuto d’istinto un bel “Novembre”. Poi, quando alle 4 di mattina sorge il sole e alle 8, pronta per uscire entusiasta dei nuovi sandali, diluvia, ci rinunci e vivi alla giornata. Che è divisa in quattro stagioni. Devi saperti organizzare, ma soprattutto, devi saper organizzare tua figlia che rischia una bronchite un giorno sì ed uno sì. E quando meno te l’aspetti, tra uno scatolone del trasloco e 5 candeline sulla torta a tre piani che tanto ha voluto Little Miss Sunshine per il suo compleanno, ecco che rispunta fuori il sole, al di là di ogni previsione. E proprio quel giorno, giungono dall’Italia su un bell’aeroplanino, zio e cugino della mia nana principesca. Sì, il suo amato cugino è arrivato con l’aereo per festeggiarla. L’uomo dei numeri ed il fratello, si sono presi una pausa dalla vita, rifugiandosi in qualche campagna inglese a sparare a dischi che volano, mentre io ed i due nanerottoli, ce ne siamo andati all’avventura per la grande metropoli. E dev’esser stato proprio il sole ad illuminarmi con l’idea più malsana che si possa avere per due aggeggi alti 1 metro e una caccola. Li ho portati sul London Eye, quella ruota alta che gira a 135 metri di altezza, chiusi dentro una capsula trasparente. Ho pensato fosse “normale” e “divertente“, anche un po’ “diverso“. Certo, per una che a 12 anni veniva portata a fare le acrobazie sull’aereo del Barone Rosso, cosa sarà mai stare appesi penzoloni sul Tamigi che diventa sempre più piccolo piccolo piccolo. Per esser certa, chiedo loro se se la sentono. Entusiasti dell’avventura proposta, mi metto in coda alla british, scorgo una corsia più veloce che costa quanto la costruzione dell’intera ruota probabilmente, acchiappo tre biglietti e via, si parte. I cuginetti già facevano a botte prima ancora di salire, era chiaro che la più felice di tutti ero io. Una di quelle cose che non faresti mai nella vita se non con una scusa di bassissimo livello “i bambini volevano tanto andarci…..”, con l’occhio un po’ triste, presentando anche lo scontrino magari, ovviamente quello della “fast lane” perché “loro però piangevano tanto….“. Da quando sono mamma, ho raggiunto i livelli più infimi e bassi che si possano raggiungere. E via sulla ruota della fortuna. La ruota della fortuna non si ferma mai. Semplicemente rallenta per farti salire, come una grande ovovia quando sei a sciare, che fa molto anni ’80. E così saliamo e ci facciamo subito spazio in mezzo a una decina di persone che secondo me per salire gli conveniva avere il certificato medico. E se inizi così…
…ad un certo punto invece, sei così….
…o dalla nostra prospettiva, così
….e così….
Molto James Bond, non trovate? Mancherebbe l’uomo cattivo con i denti d’acciaio e altri piccoli dettagli. Ma la navicella c’era, il panorama pure, MI5 anche. Stonavamo i due nani ed io. La cosa incredibile è che nessuno di loro ha avuto paura, ne Little Miss Sunshine, ne il suo cugino tutto biondo e lentiggini. La ruota gira lentamente, a volte si ferma e non capisci bene perché, ti guardi intorno, il sole c’è ancora, Londra pure, e torni a godere. Il momento più bello è quando tocca a te, quando la tua navicella è più in alto di tutte e sopra di te, hai solo il cielo azzurro. La discesa, come spesso accade, segna la fine del giro mozzafiato. I nani hanno ripreso a picchiarsi, finché non gli piazzo una granita al sapore di tachipirina a testa (tanto sono più abituati a quella che alle fragole vere e proprie), e torna la pace. Un autobus a due piani ci riporta a casa, quella nuova dove abbiamo appena traslocato, con un bel giardino da condividere con i vicini e dove, nella mia solita mente malsana, il giorno dopo ho dato una festa per Little Miss Sunshine con qualcosa come 20 bambini. Alé.