Ritorna l’ ipotesi di una fusione fra Alitalia e Trenitalia.
“Un’operazione molto, molto complicata ma non si può escludere nulla”. Lo ha detto l’a.d. delle Fs Mauro Moretti, rispondendo a una domanda sulla possibilità sull’acquisizione di Alitalia da parte delle Ferrovie, recita il comunicato ANSA.
Tradotto in italiano vuol dire che in qualche ambiente politico e forse addirittura a Palazzo Chigi si pensa che le Ferrovie, che con il Frecciarossa hanno tolto la redditività della rotta Linate-Fiumicino, debbano accettare il matrimonio riparatore con l’ aerolinea tricolore. Moretti non vorrebbe, ma ubbidirà al padrone.
Giovedì 27 sarà presentato il piano industriale Alitalia 2013/16 e forse ne sapremo di più, intanto è bene chiarire che, per quanta propaganda la politica possa organizzare su media compiacenti, questa fusione dal punto di vista economico sarebbe una boiata pazzesca e costituirebbe un ennesimo gigantesco spreco, perché accollerebbe a Trenitalia, cioè ai contribuenti, il passivo annuale che Alitalia non è finora riuscita ad eliminare.
In Francia c’ è una buona integrazione fra Air France e le ferrovie statali SNCF, in Germania una più limitata fra Lufthansa e Deutsche Bahn, ma funzionano per collaborazione e non per appartenenza allo stesso gruppo e soprattutto funzionano perché, sia all’ aeroporto di Parigi CDG che a quello di Francoforte, arrivano i treni ad alta velocità, che invece da noi non collegano né Fiumicino né Malpensa e se quest’ ultimo, dove Alitalia ha pochissimi voli, potrebbe essere di nuovo raggiunto dai Frecciarossa agevolmente, per Fiumicino non si può far nulla che possa entrare in funzione prima del 2020 e che comunque funzionerebbe con difficoltà, perché l’ Alta Velocità passa a est di Roma e l’ aeroporto è dalla parte opposta.
Si potrebbero integrare maggiormente ferrovie veloci e aerei, con appositi accordi come quello che in Germania consente di acquistare biglietti ferroviari a prezzi convenienti, in congiunzione con un biglietto aereo. Unire invece Trenitalia e Alitalia sarebbe solo l’ ennesima costosa furberia italiana, fatta per aggirare il divieto della UE a ripianare con i soldi pubblici le perdite di Alitalia.
Non si è riusciti a privatizzare Alitalia rendendola competitiva, perché si trattava di un’ operazione politica di cosmesi, fatta per ostentare una “italianità” inutile e finta. I soldi nelle casse della linea aerea stanno per finire e ancora non si trova un nuovo socio europeo che porti capitali freschi, se fosse non UE non potrebbe avere la maggioranza. La UE vieta che sia lo Stato a provvedere et voilà i soldi arriverebbero non già dallo Stato, ma dalle Ferrovie dello Stato. Complimenti per l’ idea, certo migliore di quella di darsi da fare perché Alitalia possa finalmente stare sui suoi piedi.
Immancabili sarebbero i ricorsi e una sentenza negativa da Bruxelles, ma intanto si sarebbe guadagnato qualche anno, perdendo però gran parte della poca credibilità che è rimasta al nostro Paese. Il politico di oggi vuole raccogliere oggi i consensi per l’ ennesimo salvataggio, purtroppo solo temporaneo, di posti di lavoro e toccherà domani a qualcun altro la patata bollente, come sta succedendo nella vicenda SEA Handling, in cui è arrivato da Bruxelles il conto delle furberie fatte anni fa.
CETERVM CENSEO LINATE ESSE DELENDAM