La decrescita provinciale del M5s in Sicilia

Male a Catania e Siracusa, peggio a Messina. Il Movimento 5 Stelle subisce lo stop più duro nella regione che l’aveva incoronato, la stessa in cui Grillo ha nuotato e portato quindici deputati all’...

Male a Catania e Siracusa, peggio a Messina. Il Movimento 5 Stelle subisce lo stop più duro nella regione che l’aveva incoronato, la stessa in cui Grillo ha nuotato e portato quindici deputati all’Ars. Oggi nell’emisfero orientale dell’isola i numeri certificano una debacle: a Catania il M5s crolla al 4% dopo il 31,8% delle politiche, quattro punti percentuali raggranellati pure a Siracusa contro i 35 di febbraio.

A Messina i pentastellati scivolano addirittura al 2,55%, lontanissimo ricordo del 27,6% intascato alle politiche, mentre l’unica consolazione arriva da Ragusa dove il M5s tiene col 15,6% (contro il 40,9% di febbraio) portando Federico Piccitto al ballottaggio.

Con buona pace del tour di Grillo, lo scrutinio sancisce una decrescita infelice in tutti i capoluoghi di provincia dove, ad eccezione di Ragusa, la soglia di sbarramento chiude ai grillini le porte dei municipi. Nessun sindaco eletto nemmeno nei piccoli centri, che comunque accolgono l’arrivo di una pattuglia Cinque Stelle in ordine sparso. Il M5s entra infatti nei consigli comunali di Acate, Ravanusa, Partanna, Menfi, Palma di Montechiaro, Scordia, Riesi, Casteldaccia, Mascalucia e Piazza Armerina.

E se nel Movimento si guardano bene dal commentare un risultato problematico, pare apprezzabile il coraggio della senatrice Ornella Bertorotta: «È stata una grande giornata per il Movimento in Sicilia, molti cittadini sono entrati nelle istituzioni, questo è solo il primo passo, presto molti altri li seguiranno».

Twitter: @MarcoFattorini

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