Parigi è come quei carillon che adesso purtroppo non esistono più, cioè non li trovi. Dove devi andare per raccattare una scatolina finemente decorata con all’interno quel vellutino morbido che ti fa venire voglia di infilarti tutti gli anelli e le collane che ci sono dentro. E di tirare fuori quei piccoli oggetti per cui esclami: “E questo da dove esce? Ma l’ho preso io?”. Ecco, da una città-carillon come Parigi, decorata con tanti fiorellini colorati, rose rosoni, escono bijoux, meraviglie, cose per le quali ti stupisci ogni due per tre. Senza resto di due.
Mi piace stupirmi, io mi stupisco facilmente, a Parigi ancora di più. Ma se quelle scatoline con la musichina sono difficilmente reperibili, Parigi invece è lì, con la stessa musica del carillon, lo stesso ritmo magico della ballerina che ci vive dentro. Girano entrambe lentamente, lei con il tutù balla, loro, la gente che riempie i bistrot, chiacchiera, beve e si rilassa, si gode la vita.