Perchè i Google Glass sono per i veri romantici. L’altra faccia degli amori a prima vista ai tempi dei social network.
La prima volta che ho conosciuto Murakami Haruki, non ho mai capito quale sia il nome e quale il cognome, ma non è sempre così con gli scrittori giapponesi?, l’ho conosciuto grazie ad un racconto in cui si lamentava, certo in modo poetico ed intimista, da scrittore vero insomma, di aver incontrato una ragazza perfetta al 100% e di non aver avuto il coraggio di fermarla per strada.
Insomma, a lui, come a me e alla maggior parte di voi, le cose vanno così: vedo una lei e penso che è perfetta al 100%, e puntualmente mi sembra che a sua volta mi abbia guardato, ma siccome non esiste uno studio scientifico privo di equivoci e rassicurante al riguardo, magari ti avvicini con una di quelle scuse banali e inconcludenti che noi uomini siamo sempre in grado di trovare, sai mi sembra di conoscerti, ma non ci siamo visti l’altra sera?, e poi vieni denunciato per molestie. È che a te sembra uno sguardo compiacente, invece lei ti sta guardando pensando che sei un pervertito erotomane.
E così succede che non sai mai cosa dirle e se dirle qualcosa, Murakami ad esempio pensava di chiederle dove fosse un tintoria, poi per fortuna ci ha ripensato, ma nel frattempo il tempo passa, lei si avvicina, ti osserva, tu la osservi, ma poi nessuno dei due ha il coraggio di un approccio e il possibile amore se ne va in direzioni opposte. Certo, c’è sempre una speranza: che girandoti per verificare il tuo fascino la trovi lì impalata ad osservarti, magari imbarazzata per il fatto che ti sei girato anche tu, che ti sorride e non aspetta altro che ti dia una mossa. E tutto questo dovrebbe accadere per qualche incanto, per le affinità elettive di Goethe, per le intermittenze del cuore di Proust, per un naturale contrappasso alla legge di Murphy che invece ti fa andare sempre tutto storto.
Ma invece non succede mai. Tu ti giri, ma lei non si gira, una tipo Charlize Theron per dire, non si gira mai. Altro che poesie di Hikmet, tramonti romantici e violini. Queste cose succedono solo nei romanzi Harmony e nei film di Bollywood, nella realtà ci si perde per sempre di vista.
Murakami ad esempio ci ha rimuginato sopra parecchio e poi ha scritto un racconto, triste, molto molto triste, in cui ci dice che, per approcciare quella ragazza, avrebbe potuto usare quello stesso racconto che ha appena finito di scrivere. Una metanarrazione ciclica insomma: ho scritto un racconto in cui parlo di noi due che non siamo riusciti a parlarci per farti capire che per me sei la ragazza perfetta al 100%. Si vabè.
La verità è che qualsiasi tipo di approccio sarebbe percepito come viscido: finisci per diventare uno che ci prova con tutte quelle che vede per strada, uno che è interessato solo al sesso, mentre tu invece vuoi solo fare l’amore.
E se Murakami avesse avuto a disposizione i Google Glass? Beh con quelli avrebbe potuto evitarsi un sacco di paturnie, avrebbe potuto attivare il programma di riconoscimento facciale, identificare la ragazza che aveva davanti con la visione in soggettiva stile Terminator, e collegarsi direttamente sul suo account di Facebook e fare esattamente quello che fanno il 100% degli uomini e delle donne su Facebook: farsi i fatti degli altri. In tempo reale sai se è fidanzata, e allora lasci stare, se è fidanzata con uno che ti sta antipatico, e allora ci provi lo stesso per cercare di porre rimedio alle storture di questo mondo, se è libera, se è vedova, se è in cerca di amicizie, e tutto questo evitando denunce per stalking, che non è poco.
Ma così non si perde la poesia legata agli incontri fugaci, all’emozione, al palpitare del cuore per uno sconosciuto? Secondo gli allarmisti innamorati dell’amore, così come Murakami, sì. Per loro è meglio vedere una ragazza o un ragazzo che ti piace, avere un veloce scambio di sguardi, e poi ognuno per la sua strada. Cosa ci sia di romantico proprio non si capisce.
Nella realtà (aumentata) però i Google Glass, con buona pace dei compositori di poesie da strapazzo e di canzoni smielate, non hanno nessuna controindicazione rispetto al romanticismo, anzi: nei tre secondi in cui lei ti è passata di fianco e ti senti ancora sconsolato, prima di vedere la prossima ragazza perfetta al 100%, puoi sempre mandarle un messaggio in chat, magari una emoticon di una rosa o di un cuore spezzato e sanguinante, il link di una canzone di Nek oppure un racconto romantico esattamente come lo avrebbe scritto Murakami, o Leopardi o il giovane Werther.
E se i Google Glass li ha anche lei, puoi farlo mentre lei fa ancora in tempo a voltarsi, a guardarti, a capire se la foto che hai messo sul tuo profilo è corrispondente al vero oppure è quella del barista palestrato sotto casa tua e, nel caso, a bloccarti non solo di persona, ma perfino su Facebook.
Ridicolizzandoti poi con le sue amiche anche su Twitter.