Don Bruno è l’ultima moda di Internet. Anche Blob e Repubblica.it hanno trasmesso il video del sacerdote che al termine di un matrimonio, decide di festeggiare con gli sposi e inizia a cantare e a ballare sulle note di “Mamma Maria” dei Ricchi e Poveri.
Un video che ha fatto il giro di Youtube (più di 500.000 visualizzazioni) facendo scalpore. I bigotti da tastiera si sono scandalizzati. I più hanno iniziato a prendere in giro il prete (originario della Brianza) anche con commenti volgari e violenti (il più carino era “checca isterica”), altri hanno scritto commenti come “il parroco più pazzo d’Italia”, un po’ per tutti, don Bruno è l’ennesimo fenomeno da baraccone della Rete. Ma questo non è giusto!
Ci sono tanti che vanno sul Web con la precisa intenzione di rendersi ridicoli per attirrare link e condivisioni (che poi è la stessa logica di certi programmi televisivi) ma don Bruno è finito sul Tubo senza volerlo, quasi a tradimento.
Ma poi che ha fatto male? Perché tutta questa ironia e questa violenza? Il conformismo della Rete è soffocante, ogni piccolo accenno di novità, di stravaganza, di diversità viene asfissiato sotto una mole di commenti quasi sempre uguali.
Quelli che poi faticano ad associare l’idea della festa con il Cristianesimo, forse dovrebbero ripassare le basi della teologia. Il Cristianesimo è la religione della gioia e gioiosi, proprio alla maniera di don Bruno con canti e balli, erano alcuni fra i più grandi Santi della Chiesa. Basti pensare a San Francesco d’Assisi detto il “giullare di Dio” o a San Filippo Neri che invece era “il buffone del Signore” per arrivare al recente Giovanni Paolo II.
Ben venga la Chiesa del sorriso, la Chiesa che sa festeggiare, la Chiesa che da luce anche con la forza di una danza e di un canto (dall’antichità strumenti di preghiera). Non deridete don Bruno, deridete piuttosto il vostro essere piatti, monotoni, grigi, politicamente corretti.