Lo scorso mese è comparsa un’interessante analisi di LinkTank, sul reale “valore” e “utilità” di una laurea specialistica, rispetto ad una laurea triennale. Il mercato del lavoro, specie in questa fase storica è al centro delle preoccupazione dei più, come evidenziato dal giovane geometra Stevan, in un precedente articolo.
La laurea non è più un lasciapassare per accedere a un’occupazione stabile. A meno che non si tratti di una laurea “tecnica”: oggi il “saper fare” conta più del semplice “sapere”. Un altro dato evidente è che ormai la maggior parte dei titoli di laurea vengono poco considerati senza l’aggiunta di un master specialistico. La causa è dei corsi universitari italiani, impostati ancora troppo sulla teoria e troppo poco sul piano pratico che prepara effettivamente al lavoro.
Per questo ho sentito Giacomo Morri, docente senior di finanza immobiliare presso SDA Bocconi e consulente per società e SGR immobiliari, nonchè Presidente di AICI Giovani, per approfondire questi temi, e, nello specifico, per quanto concerne l’industria immobiliare itailana.
Come è cambiato negli ultimi anni il mercato dei professionisti del real estate?
Negli ultimi quindici anni il settore immobiliare è cambiato molto, anche grazie all’arrivo di investitori istituzionali stranieri che hanno portato nuove modalità operative e con esse la necessità di nuove professionalità. In Italia fino ad allora non erano mai esistiti corsi di real estate, ma solo formazione tecnica (ingegneri e architetti) o economica. Il mercato non richiedeva figure con una visione completa sulle varie problematiche complesse tipiche del settore. La maggiore attenzione prestata alla gestione degli immobili e alla finanziarizzazione del settore ha portato alla domanda di professionalità tecniche con una visione economica e di economisti in grado di comprendere tecnicamente l’immobile.
E allora quali sono le figure attualmente più richieste dal mercato?
Mentre durante gli anni di espansione del mercato immobiliare le aziende erano disposte ad assumere tecnici o economisti da formare internamente per le competenze mancanti, oggi la maggior selettività imposta anche dalla situazione economica porta alla ricerca di figure che, seppur con una specializzazione, abbiano una visione completa. Per fare alcuni esempi, le figure più richieste sono quelle dell’analista finanziario in grado di comprendere le grandezze immobiliari e le problematiche contrattuali tipiche del settore, e dell’asset manager che, seppur con una formazione di tipo tecnica, sia in grado di valorizzare l’immobile sotto vincoli economici e finanziari.
E quindi quali sono, oggi, i segmenti in cui c’è maggior richiesta di preparazione e possibilità di far carriera?
Risposta non facile. Le aziende sono molto selettive, per cui conta avere una preparazione quanto più possibile completa e flessibile. In questo momento le attività legate allo sviluppo sono molto ridotte, mentre vi è necessità di gestire e valorizzare gli immobili esistenti. Il segmento delle SGR immobiliari, da sempre forte generatore di domanda di analisti immobiliari, rimane ancora tra i più attivi, sebbene nei prossimi anni molti fondi saranno liquidati e alcuni operatori potrebbero doversi aggregare, con un possibile impatto sulla domanda di nuovi occupati. Più in difficoltà il settore dell’intermediazione, anche se rimane quello in cui una ripresa potrebbe generare più rapidamente il maggior numero di assunzioni. Credo che la scelta vincente sia quella di una preparazione completa che consenta quindi di cambiare facilmente mansioni in funzione di quanto effettivamente necessario, in particolare in un settore dove, al di fuori di alcune attività fortemente specializzate, la caratteristica principale rimane la trasversalità.
Per rispondere alle esigenze del settore, comunque, i corsi non mancano; parliamo del percorso organizzato dalla SDA Bocconi
SDA Bocconi dal 1996 organizza corsi sulle tematiche del settore immobiliare. Attualmente l’offerta si divide in corsi executive open program diurni e serali, destinati a chi già lavora, e a un master post experience. Il percorso “Real estate Manager” si articola in 5 corsi, frequentabili anche separatamente, ognuno della durata di 4 giorni a tempo pieno e copre i principali temi tra cui la valutazione, il finanziamento, l’asset & portfolio management, lo sviluppo e il marketing. In un arco temporale di sei mesi il corso serale “Finanza Immobiliare & Real estate” consente di acquisire conoscenze sui principali temi pur continuando la propria attività lavorativa durante il giorno.
Ma oltre al percorso executive, c’è anche il master in collaborazione col Politecnico di Milano
Esatto, il Master in Real estate, realizzato dal 2005 in joint venture con il MIP del Politecnico di Milano, è un master post experience destinato a chi, già in possesso di una laurea, è interessato a entrare nel settore immobiliare con una preparazione completa derivante da 22 corsi full time durante nove mesi di aula e un internship conclusivo in azienda o un project work sotto la guida di un docente.
Meglio un percorso in Italia o all’estero per formarsi?
Il settore immobiliare richiede competenze generali, valide in ogni mercato, ma anche alcune molto specifiche, come l’urbanistica, la contrattualistica o la fiscalità. Inoltre, il network degli alumni e dei docenti consente facilmente l’accesso al mercato del lavoro. Conseguentemente la scelta della formazione, almeno nel settore immobiliare, è strettamente legata al paese in cui si vuole lavorare.
Certo, però, per frequentarli bisogna fare un bell’investimento, perché sono costosi e organizzati solo nelle grandi città. Quali gli sbocchi?
Senza dubbio si tratta di un notevole investimento sia per le fee del master sia per il costo della vita, oltre al costo opportunità dello stipendio cui si rinuncia. Non si deve però dimenticare che si tratta di un investimento i cui ritorni positivi dureranno per l’intera carriera professionale. Il master, infatti, non solo consente di entrare nel mondo del lavoro, ma in seguito, grazie agli strumenti acquisiti, anche di avanzare più rapidamente. La differenza tra chi è diplomato e chi no, non è tanto nel livello di remunerazione, quanto alla maggior facilità di accesso nel mercato del lavoro e in un più rapido avanzamento grazie alle maggiori competenze acquisite in un anno di intensa attività. Chiedetelo agli alumni!