Potrebbe andare peggio? Potrebbe piovere…Il Risk Outlook CONSOB, lo studio periodico sulla situazione congiunturale ed il rischio pubblicato dall’autorità di vigilanza solleva uno scenario inquietante: il logoramento del sistema bancario italiano, e il suo legame con la crisi del debito pubblico. Il legame incestuoso tra banche e settore pubblico non è una novità, ma bene ha fatto la CONSOB a aggiornarci sul tema, che è il centro della crisi europea. L’aggiornamento propone un confronto internazionale tra Italia e Spagna che è utile riprendere e approfondire.Ripartiamo dal pezzo della CONSOB:
“Nel corso del 2012 le banche italiane, tedesche e spagnole hanno significativamente incrementato la propria esposizione verso il debito sovrano domestico; è rimasta, invece, sostanzialmente stabile quella nei confronti del debito di altri paesi europei (core e periferici). A fine 2012 i gruppi bancari francesi e inglesi si caratterizzano per una esposizione moderata verso il debito pubblico domestico ed estero, complessivamente prossima al 3% del totale attivo a fronte di valori superiori al 6% per le banche tedesche e oscillanti tra il 9% e il 10% circa, rispettivamente, per gli istituti di credito spagnoli e italiani”
E’ la “mostruosa fratellanza siamese” di questa crisi. Il termine, utilizzato da Mattioli, capostirpe della specie homo COMIT cui appartengo, per rappresentare il legame mortale tra banca e industria nella crisi degli anni 30, oggi sembra fatto apposta per rappresentare il rischio “sistemico” di questa crisi. Oggi l’incubo è il fallimento congiunto di banche e stato. E’ il caso di cominciare dalla domanda su come sono uniti questi gemelli. Purtroppo sono uniti per la testa. Da un lato le banche sono una passività occulta nei conti pubblici, dall’altro le banche finanziano lo stato.
Le banche rappresentano una passività nascosta per il debito pubblico di ciascun paese, perché se una banca “sistemicamente importante” (SIFI) fallisce, uno stato non può che salvarla, e questo costa. Angelo Baglioni ed io abbiamo fatto i conti del valore attuariale di questa assicurazione nascosta, ed è venuto fuori che a causa di essa, ancora nel 2010, il debito italiano avrebbe già varcato la soglia del 130% del PIL (e allora era ancira al 115%). Per la Spagna il debito sarebbe stato più alto di 37 punti percentuali. Il caso più eclatante era l’Irlanda, con un debito pubblico che veniva corretto dal 60% al 227%. Per altri casi rimandiamo al paper scientifico o gli estratti pubblicati su www.voxeu.org o www.lavoce.info. Trovammo anche una coincidenza interessante: nei dieci paesi considerati, il valore attuariale complessivo dell’assicurazione era molto vicino alle somme che i dieci paesi avevamo effettivamente stanziato a difesa dei sistemi bancari. Questa uguaglianza si rompeva se invece consideravamo i singoli paesi: sembrava che i dati ci chiedessero la garanzia a livello europeo delle crisi bancarie.
Le banche finanziano lo stato perché la BCE non lo può fare. Quando Baglioni ed io studiavamo politica monetaria a scuola, imparavamo che ci sono tre canali con cui la banca centrale può creare moneta: le operazioni di mercato aperto, il credito al sistema bancario, ed il finanziamento al bilancio statale. Prima del 1981, anno del divorzio tra banca centrale e finanza pubblica introdotto da Andreatta, la banca centrale era addirittura costretta a finanziare a piè di lista la spesa pubblica. La BCE presenta la distorsione opposta, non potendo partecipare, neppure volontariamente, al mercato primario (dove cioè viene sottoscritto il debito pubblico). Questo ha portato alla naturale evoluzione di una sorta di “circolazione extracorporea”, nella quale la BCE finanzia gli stati attraverso le banche. Il meccanismo è semplice. Le banche vanno a sottoscrivere le aste del debito pubblico, e depositano i titoli presso la BCE in cambio di moneta. Il canale di creazione di moneta per finanziamento pubblico si è trasformato e mischiato a quello del credito al sistema bancario. Questo non è un bene perché ha confuso e messo in competizione tra di loro il finanziamento al settore pubblico e quello all’economia, e per quanto riguarda il nostro tema, non è un bene perché ha saldato il legame tra il settore bancario e la finanza pubblica.
E’ per questi motivi che banche e finanza pubblica sono così incestuosamente legati insieme. Ed è questa la spiegazione economica che ci porta all’evidenza mostrata dalla CONSOB: persiste un forte rischio sistemico, e questo è particolarmente grave in Italia e in Spagna. L’analisi lascia aperti due interrogativi, uno dei quali ha già avuto risposta, e l’altro no. Il primo: quale dei due gemelli è più vulnerabile al rischio sistemico? A questa domanda abbiamo risposto, sempre con Baglioni, in un altro articolo scientifico che è uscito in questi giorni, e che mostra una profonda differenza tra Spagna e Italia. In poche parole, in Spagna le banche restano l’anello debole in caso di crisi, mentre in Italia il problema resta la finanza pubblica. Nel nostro lavoro crisi sistemica (che abbiamo battezzato between systemic risk) è il collasso del sistema bancario e dei conti pubblici allo stesso tempo. Il secondo interrogativo è inevaso perché ancora esiste un modello matematico per affrontarlo, ed è se la malattia di uno dei gemelli, o di entrambi, possa essere contagiosa. In altri termini, la domanda è quanto le debolezze individuali dei due settori possano diventare rischio di sistema. Per fortuna una collega ha appena terminato il lavoro teorico su questo tema, e presto potremo avere risposte empiriche anche su questo.
Intanto, l’evidenza reiterata dalla CONSOB e il protrarsi di un sistema che vede le banche vivere da europee e morire da banche nazionali, mettono in evidenza come il progetto di unificazione del sistema bancario europeo basato sui tre pilastri (vigilanza comune, europea, sistema europeo di gestione delle crisi e assicurazione europea dei depositi) sia l’unica strada di salvezza per l’Europa, o almeno una condizione necessaria. E il tempo pare sempre più scarso…prima della pioggia.