Ho aperto gli occhi da pochi secondi. Devo stendere i sogni sul balcone prima di dimenticarli, per poi tornare a letto a godermi il risveglio. Cerco di fare un piano per la giornata: cosa pensare, cosa evitare, chi vedere. Faccio quest’operazione tutte le mattine, pur sapendo che non serve a nulla, voci lontane e vicine verranno a cercarmi senza chiedere permesso; e in fondo è bello così. Il cielo è sereno, c’è un filo di vento, ma poi andrà via. Arrivano dal cortile le prime parole, concitate. È un diverbio tra due inquiline a causa delle lenzuola stese che cadono per qualche centimetro di troppo sul balcone sottostante. E’ strano, la prima lite della giornata non mi mette di cattivo umore; e poi sono rassegnato, la guerra delle lenzuola non finirà mai. Finalmente mi alzo e, mentre continua accesa la discussione tra le due donne, vedo un uomo caricare la macchina di bagagli, uno dei pochi fortunati che, per qualche giorno, lascerà il cortile con la sua famiglia. Mi vesto e mi domando se mi arrabbierò, come sempre, leggendo il giornale. Un occhio al balcone: i sogni stesi non ci sono più, sono evaporati per andare chissà dove; non importa altri se ne preparano.
25 Luglio 2013