Sono passati sei mesi dalle elezioni regionali in Lombardia, ma Mario Mantovani, vicepresidente, assessore alla Sanità e consigliere regionale è ancora sindaco di Arconate per il Popolo della Libertà. La storia è “complessa” come ha detto il neo prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca, ma rimane che la legge sulle incompatibilità dei doppi incarichi in politica fatica a funzionare o comunque si può perfettamente aggirare in barba a ogni regola.
È una situazione per certi versi analoga a quella del sindaco di Salerno Vincenzo De Luca del Partito Democratico, incompatibile per l’incarico da viceministro alle Infrastrutture. Il prossimo 3 settembre Mantovani dovrà rispondere alla giunta per le elezioni regionali sulla sua situazione. Dopo aver rinunciato all’incarico da senatore pochi mesi fa, il 4 luglio scorso aveva annunciato che si sarebbe dimesso anche da sindaco. È ancora lì al suo posto. E c’è chi definisce il suo comportamento «impeccabile», come il deputato del Pdl Luca Squeri.
D’altra parte non è tanto il prefetto quello che può intervenire sull’incompatibilità tra sindaco e consigliere, quanto il consiglio comunale di Arconate che nicchia e non si raduna per ratificare la decadenza del primo cittadino: Mantovani avrebbe pure cercato di restare consigliere comunale (altra incompatibilità). In questo gioco allo scarica barile una certa responsabilità l’avrebbe pure la maggioranza di centrodestra in consiglio che continua (naturalmente) ad assecondare il vicegovernatore.
Del resto il testo unico sugli enti locali parla chiaro: nel caso in cui il sindaco sia incompatibile la giunta e il consiglio vanno avanti fino alla prima data utile per le elezioni amministrative. In pratica fino al 2014, quando Mantovani dovrà rinunciare all’incarico perché a fine mandato. Solo allora, forse, ci domanderemo a cosa sia servita una legge sui doppi incarichi.