Portineria MilanoDopo gli insulti a Tosi, Bossi rischia la paghetta

Ribolle il Veneto leghista fedele al sindaco di Verona e segretario nazionale Flavio Tosi. Dopo le ironie sull'orientamento sessuale del primo cittadino scaligero da parte di Umberto Bossi durante ...

Ribolle il Veneto leghista fedele al sindaco di Verona e segretario nazionale Flavio Tosi. Dopo le ironie sull’orientamento sessuale del primo cittadino scaligero da parte di Umberto Bossi durante un comizio sul Monviso, ora il Senatur, sostenitore del celodurismo spinto, rischia di essere fatto fuori o almeno ridimensionato nella «sua» Lega Nord. La Liga vuole la ‘sfiducia’ di Bossi. O meglio vuole che perda l’incarico di presidente onorario, con tutti i «benefits» che gli vengono riconosciuti, tra cui forse anche la famosa «paghetta» o «vitalizio». 

Per questo motivo i veneti hanno preparato una mozione contro la carica di ‘presidente a vita’ del Carroccio attribuita allo statista di Gemonio. Il documento dovrà essere votato all’assemblea della Liga Veneta-Lega Nord in programma in queste ore a Vicenza. Ma potrebbe creare più di un problema all’assemblea di Mestre prevista per questo fine settimana. Di certo non avrà valore effettivo, perché mozioni come questa devono essere votate al congresso, ma comunque rischia di creare un certo rumore politico.

Le donne «ti son sempre piaciute», aveva detto Bossi, avvicinandosi al microfono di Calderoli sabato scorso a Pian del Re. «Non dirmi che sei anche tu come Tosi..», aveva poi aggiunto, citando il segretario della Liga veneta. Da par suo il segretario non ha neppure replicato: «Ho troppo rispetto di una persona malata per replicare». Ma è la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La mozione chiede «l’eliminazione dei commi primo e quinto dell’art. 14 dello Statuto», che definiscono «di fatto una carica a vita di natura non elettiva appositamente per il ‘socio ordinario militante’ Umberto Bossi».

Carica, sostengono i promotori, «non corretta in considerazione dei fatti avvenuti in questi anni” e che postula un principio secondo il quale la Lega sarebbe “un movimento politico di proprietà di Bossi». Il documento di ‘sfiducia’ al Senatur sottolinea inoltre “l’eccessivo potere del presidente federale” laddove questo rappresenta «l’organo di ultimo e insindacabile appello…» dei provvedimenti disciplinari. Un incarico «che tutela di fatto, a prescindere dai fatti e dalle decisioni dei direttivi e degli organi interni al movimento, tutte quelle persone che per motivi affettivi o di simpatie o altro sono vicine ad Umberto Bossi»

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