Ieri ho letto l’interessantissima intervista di Russell Banks, uno dei più importanti scrittori americani (Einaudi ha recentemente ripubblicato il suo La deriva dei continenti), rilasciata ad Antonello Guerrera di Repubblica . Una intervista che ridà un po’ di speranza in questo fosco clima di incertezza e di attesa.
Banks è sicuro che il Congresso americano non darà il consenso alla guerra e “Voterà no. Perché prima del voto i membri della Camera ne avranno discusso per giorni con i loro elettori. E gli americani sono in stragrande maggioranza contrari: il loro pensiero ora va all’economia e al lavoro, non alla guerra. L’ennesimo intervento militare frenerebbe la ripresa. E difficilmente i parlamentari tradiranno chi li ha eletti. Checché ne dica Kerry, se il Congresso dice no, Obama non agirà mai”.
Se ne deduce da qui che chi spinge a questo cataclisma è il bostoniano Kerry, attuale Segretario di Stato.
Dice ancora Banks che “Obama avrebbe dovuto ottenere prima l’ok dell’Onu, facendo ricorso alla diplomazia con Russia, Cina, e perché no, anche Iran. Ma purtroppo la sua Amministrazione ha sbagliato tutto dall’inizio”.
Da quello che dice Banks sembra di capire che il Presidente degli Stati Uniti si sia infilato in un cul de sac. Seguivo già Obama su twitter ( anche se questo social lo frequento molto poco). E quindi ho pensato… perchè leggere solo quello che dice lui, se c’è anche il modo di fargli sentire la nostra di voce? I politici sono abituati a fare comunicazione solo in “uscita”? Bene sarebbe ora che questa brutta abitudine cambiasse. Sarà un solletico, lo so, ma se lo facessimo in tanti? Ah, a questo punto lo stesso messaggio lo potremmo inviare anche a Michelle e a Hillary Clinton.
Oggi c’è il modo di far sentire la nostra voce e il nostro pensiero….allora perchè non farlo?