Se sei depresso, psico labile o vedi in me solo gioia e allegria, tieniti le tue convinzioni e non leggere questo post.
Tornata dalle vacanze, tornata dall’Italia, tornata dal caldo, tornata dalla psicosi delle famiglie italiane tutte riunite, ammassate sotto lo stesso tetto perché stare in famiglia “fa bene“, non ho mai desiderato tanto la solitudine, la pioggia, il freddo, il niente assoluto, nel cuore e nell’anima.
Aeroporto deserto, temperatura esterna: 40 gradi. E’ agosto ed io sono atterrata in Africa. Scorgo qualche baobab. “Benvenuti a Pisa”. Peccato. Sognavo un reportage in qualche villaggio tribale dove la mia anima si sarebbe redènta cibandosi di nuvole, pésca e strane pratiche esoteriche e sincretiche, un po’ voodoo.
Dopo aver guidato per mezza SGC (strada di grande comunicazione) col dito medio alzato verso tutti quei camionisti che sfanagliandomi e suonandomi il clacson, evocavano in me la “scopata senza cerniera” di Erica Jong, arrivo esausta a casa. Sì, ma quale casa? Casa mia dista 1.586 km. E’ lassù, in quell’isola fredda e bagnata da cui tutti scappano. E tu? Sei scappata anche tu Allegra? Sì, sono scappata anche io. E perché? Perché tutte le mattine mi sveglio e penso solo ad una cosa. E sono andata a prendermela. E l’hai trovata? No. Ni. Sì. L’hai persa? No, l’ho trovata.
Un’estate italiana, senza una casa, senza una routine da poter odiare, senza qualcuno da poter amare, in mezzo a tante persone eppure sola, a sciogliere nodi infiniti dentro la mia testa. Mi sono sentita bene, qualche volta, nelle risate fragorose o nelle nuotate verso lo scoglio, nel mare aperto, quando la testa entra sott’acqua e allora viene ovattata da quella pressione, dal silenzio, dai movimenti rallentati. Avevo bisogno di pace, di tranquillità, per sentire le cose anziché capirle. Ma abbandonarsi fa male se non si viene accolti.
E devo dire che di accoglienza ne ho avuta poca: un occhio bendato per Little Miss Sunshine, poi l’arcata sopraccigliare rotta, una distorsione al rachide cervicale con contrattura e strappo per me, un’incostante sensazione di non fare bene, una costante convinzione di essere nel posto sbagliato, nel momento sbagliato, con le persone sbagliate. Tutto questo mi ha resa uno straccio, sporco e bagnato, smunto, inutile, usato, spiegazzato, vuoto, scolorito. La paura di non essere di nessuno, di non essere voluta da nessuno, di essere sola, di dover affrontare insormontabili problemi, meccanismi e lotte per camminare verso il giusto: la paura che la vita sia una guerra in cui io devo sempre combattere per ottenere quello che voglio. E a volte mi scoraggio. Perché lotto da sola affinché le mie convinzioni trovino terreno fertile. Ma le mie convinzioni non sono altro che percorsi, forse. Per me e per chi con me condivide parte del mio cammino. Insieme, da qualche parte, andremo.
Io, di base, vorrei andare in Messico.
http://youtu.be/2PtCRKe0lmk
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la famiglia non è un valore se composta da più di 4 persone, w londra, mi devo riprendere