’O pernacchioNapoli e la metro affollata di Oliviero Toscani

Giovani, vecchi, donne, bambini, uomini. Uomini con la barba, uomini senza la barba. Capelli folti, stempiature. Grassi, magri, snelli, ben piazzati. Sorrisi, smorfie. Seri, seri peggio di un funer...

Giovani, vecchi, donne, bambini, uomini. Uomini con la barba, uomini senza la barba. Capelli folti, stempiature. Grassi, magri, snelli, ben piazzati. Sorrisi, smorfie. Seri, seri peggio di un funerale. E ancora: bianchi, neri, altri neri, slavati, marocchini. Cappelli: cappelli senza tesa e cappelli con la tesa. Prima fila, seconda fila; file infinite di un teatro che non ha posti a sedere. Ha aperto ieri, nello scalpore generale, la seconda uscita della metro Toledo, che unisce una delle vie principali di Napoli a Largo Montecalvario. Un tapis roulant lungo 170 metri, fiancheggiato dalle fotografie di Oliviero Toscani, e poi scale mobili, tra le più alte d’Europa.

L’Arte al primo posto, ha scritto qualche giornalista. Qualche altro ha – come al solito – denunciato il superfluo, l’ovvio, l’assurdo. Ma perché? Toscani ha fatto la radiografia a Napoli: ha preso gente che probabilmente non c’entra niente con il capoluogo partenopeo, le ha messe in fila, le ha fotografate. E ha incollato tutto. E ora, mentre vai ai Quartieri, perché è qui che spunta la metro, ti ritrovi sotto lo sguardo di questi ragazzi e di queste ragazze; l’ombra di questi sorrisi ad un palmo dal viso, e una folla silenziosa, immobile, che ti sembra quella di una festa in cui non ci si diverte. Napoli, la Napoli della strada, la Napoli luminosa: quella retroilluminata da un pannello, in posa, perfetta, fotogenica. Se hai voglia di perderti tra la gente, ti basta prendere l’uscita della metro di Montecalvario: qui non c’è pericolo di finire spintonato; al massimo riconosci qualcuno, ma non dovrai nemmeno salutarlo. È fermo e non si muoverà, testimone della routine quotidiana.

Twitter: @jan_novantuno

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