C’è chi scrive che Piazza Bellini sia «una polveriera»; chi invece la definisce come centro della «movida napoletana» e chi, ancora, la marchia semplicemente come «invivibile e caotica». Sia come sia, che al centro storico di Napoli ci sia un problema è fuori discussione: non sono solo degli ultimi giorni le notizie di violenza, bullismo e vandalismo; non risalgono certo a poche ore fa i problemi dei passanti, dei ragazzi e dei piccoli locali della zona. Lavorare si può, ma a che costo? È diventato difficile, quasi impossibile. La polizia si mette (-va?) di ronda, ferma davanti al portone di qualche palazzone storico, e aspetta. Se guardi o no, è difficile da capire.
L. V. è l’ennesima vittima dei soprusi dei guappi che si divertono a Piazza Bellini: sui motorini, in piena zona pedonale, con decine e decine di ragazzi e ragazzini da schivare. La colpiscono, bottigliate in testa. E Luigi De Magistris, venerdì 13, decide di accoglierla a Palazzo San Giacomo per ascoltarla. La sicurezza – non si fosse ancora capito – è una questione urgente, vitale. Pure l’amico del figlio di De Magistris (e non il figlio, come riportato in un primo momento dai giornali) è stato rapinato. E di questa affermazione, a parte le ovvie e scontatissime letture, si possono trovare i significati, politici e non, più diversi: «Napoli è una città come tutte le altre», «certe disgrazie succedono a tutti»; «siamo tutti uguali davanti ai mariuoli», «vi sono vicino, come sindaco, padre e persona, perché pure a me succede». E quindi? Promesse, le ennesime. E una conclusione che lascia perplessi: staremo più attenti. La soluzione a breve termine è: più polizia municipale. Oppure un casco, così le bottigliate faranno meno male.
Twitter: @jan_novantuno