’O pernacchioRapinatori inseguiti e uccisi: boom di mi piace sul web

Il web, come pure l'opinione pubblica, si è diviso: tra chi dà ragione al ragazzo che, dopo una rapina, ha inseguito i suoi rapinatori per vendicarsi e chi invece no. La storia la conoscete: Napoli...

Il web, come pure l’opinione pubblica, si è diviso: tra chi dà ragione al ragazzo che, dopo una rapina, ha inseguito i suoi rapinatori per vendicarsi e chi invece no. La storia la conoscete: Napoli, Via Posillipo; una coppietta è in macchina e viene fermata da due ragazzini in motorino, gli rubano i cellulari, poi scappano. Di qui alla tragedia – la vera tragedia – il passo è breve, brevissimo: una corsa che parte dalla zona alta del capoluogo partenopeo e finisce al suo centro, un fuggi-fuggi che si conclude nel peggiore dei modi. Con la morte dei due giovanissimi rapinatori e l’accusa di omicidio del loro inseguitore/vittima.

Ieri, pubblicato in anteprima su Il Mattino, è stato diffuso il video di questo inseguimento e i mi piace, come pure le condivisioni e i commenti, sono letteralmente fioccati: ancora una volta, la gente ha avuto quello che voleva e cioè poter guardare, vedere e giudicare. Come quando al Colosseo i romani decidevano sul destino dei combattenti: nel nostro caso però il pollice è virtuale, blu e stampato su una pagina di facebook. La domanda che sorge spontanea è: condividere un video, farlo rivedere più e più volte, venderlo come anteprima e imporsi sugli altri giornali per un’esclusiva che non c’è, è veramente giusto? O forse no? O forse, molto più semplicemente, andava lasciato solo il resoconto di un fatto di cronaca, senza che venissero aggiunti dettagli come questo?

Il giornalista che ha scritto l’articolo vi dirà che ce ne era bisogno; che la gente doveva sapere. Ma cosa?, mi chiedo io. Doveva sapere della rabbia umana, della frenesia e della continua e bestiale ricerca della vendetta? Dei pali divelti, dell’inseguimento, dei corpi sbattuti come uova su un marciapiede, dei vetri distrutti e di un automobilista che ha visto tutto e che non si è fermato? La gente doveva veramente sapere tutto questo? Il giornalismo – io credo – dovrebbe dare informazioni: informazioni essenziali, informazioni senza le quali sarebbe difficile vivere e scegliere i propri governanti. Il giornalismo non dovrebbe giocare al ribasso; inseguire una notizia finché ti dà notorietà e visibilità. Se non ci fosse stato internet, con i suoi social network, questo video, forse, non sarebbe mai apparso: o magari sì, in tv, ma solo per un secondo – per via di quell’etica dei contenuti sensibili.

Oggi, con internet, siamo davanti all’ennesimo circo: c’è chi muore e chi perde; chi va in galera, soffre, uccide; e c’è chi, nascosto dietro il suo computer, vede, giudica, pensa – e sentenzia. Come un giudice nella sua corte, ma senza martelletto o scranno: basta una poltrona, un mouse e uno schermo. E il gioco – perché per certi questo è – è fatto.

Twitter: @jan_novantuno

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