Dopo continui rimandi, svariate posticipazioni, relitti di navi da crociera riemersi dagli abissi, ieri sera alle ore 18 è arrivato il tanto atteso videomessaggio di Silvio Berlusconi. Diciotto minuti di monologo che, se mai ce ne fosse bisogno, ha messo in evidenza il patologico egoismo di un uomo politico divenuto ormai tautologico. Un cavaliere istrionico e camaleontico, degno protagonista di uno dei più celebri romanzi di Luigi Pirandello.
Il cavaliere non si arrende, anzi, come era nell’aria, rispolvera Forza Italia e, preso dall’immancabile delirio di onnipotenza, fa il Gandhi della situazione: “Sarò sempre con voi, decaduto o no. Non è il seggio che fa un leader, ma il vostro consenso, che non mi è mai mancato. Anche se continueranno a cercare di eliminarmi dalla vita politica, di privare delle libertà il leader dei moderati”.
Toni da leader extraparlamentare anni ’70 quando ha affermato: “Siamo un paese alla mercé di una magistratura politicizzata, che gode di una totale irresponsabilità e immunità. Si è trasformata da ordine dello stato, in un contropotere dello stato in grado di condizionare potere legislativo ed esecutivo, che si è dato l’obiettivo di realizzare la via giudiziaria al socialismo. Si illudono di essere riusciti a estromettermi dalla vita politica con una sentenza mostruosa, ma che non è definitiva, perché mi batterò per ottenerne la revisione in Italia e in Europa”. Un disco rotto che però rappresenta una chiara e definitiva risposta a coloro i quali vedevano già B. uscire definitivamente dalla scena politica italiana. Dopo 20 anni di berlusconismo però è difficile che ciò accada: la pitonessa Santanchè è già pronta a prendere in mano le redini di FI; lo dimostrano il presenzialismo televisivo e il minutaggio accumulato nei vari talk show più o meno politici che affollano le nostre reti.
Dismesse la maschere da rivoluzionario indiano prima e da nostalgico NAR amante delle Walther P38 poi, B. si è infine calato nei panni del più populista Robin Hood mai visto al cinema: “Occorre imboccare la strada maestra del liberalismo, meno stato, meno spesa pubblica, meno tasse. Con la sinistra al potere ci sarà la patrimoniale sui nostri risparmi, più peso dello stato. I nostri ministri hanno già messo a punto le proposte per un vero rilancio della nostra economia, volto a fermare il bombardamento fiscale che ci sta mettendo in ginocchio”. In effetti sarebbe stato ingenuo ed autolesionista da parte sua staccare la spina al governo Letta (zio e nipote): dove lo trova in giro un altro esecutivo che accontenta tutti i suoi capricci? La spina la staccherà, non c’è dubbio, ma ciò avverrà solo nel momento in cui i sondaggi lo daranno vincente; adesso non è il caso.
Il videomessaggio è stato trasmesso a poche ore dal voto della giunta per le immunità del Senato, la quale ha respinto la relazione di Andrea Augello (Pdl) che chiedeva la convalida dell’elezione del cavaliere nonostante la sentenza di condanna per il caso Mediaset. I no sono stati 15, un solo voto a favore (quello di Augello), mentre Il Pdl non ha partecipato al voto per protesta e perché tanto ci aveva pensato il loro feudatario a dare il segnale di battaglia.
Uno dei limiti intrinseci alla democrazia risiede nel fatto che non sempre la maggioranza ha ragione. Per cui i 9 milioni di elettori che hanno votato B. hanno sostenuto un delinquente, adesso pregiudicato. Il consenso ottenuto alle elezioni non può fungere da paracadute: l’agenda del paese, ormai statico e quiescente da 20 anni, non può e non deve coincidere con quella di Berlusconi.
19 Settembre 2013