La cosa curiosa, ma ormai consolidata, è che il Veneto sia una terra teatrale. Non tanto per Goldoni, o per le maschere della Commedia dell’Arte, quanto, piuttosto, per una diffusa, pulsante, inquieta capacità creativa e investigativa tutta contemporanea.
Di fatto, dal Veneto sono emersi – e ancora stanno emergendo – alcune tra le più interessanti nuove realtà della scena italiana.
Lo sostengo da tempo, che dalla “periferia dell’impero” stiano arrivando le nuove coscienze critiche teatrali italiane: un teatro fatto di urgenze ineliminabili, di pulsioni immediate. Quasi che la realtà della provincia italiana sia – con le sue eterne contraddizioni – materia fertile per la creazione teatrale. Nel micro-territorio si dipanano quotidiane rivoluzioni, segnali di cambiamento verso società possibili, tracce di un teatro (futuro?) che non esclude un ruolo attivo di attore e spettatore. Nelle piccole comunità si ritracciano forme di attivismo e azione di comprovata efficacia: il lavoro sul territorio – come scambio reciproco di energie – è la nuova frontiera: ipotesi di resistenza alla “biopolitica”, o al “sistema”, a tutti i livelli. Ma incuriosisce che sia proprio in Veneto – la terra per antonomasia che “non ha tempo da perdere”, tutta imprenditori e capannoni – che si imponga il teatro. Se ne è parlato anche al festival B.Motion di Bassano del Grappa, una manifestazione importante e imponente che è di fatto – assieme al Teatro Fondamenta Nuove, e a altre realtà territoriali – uno dei maggiori incubatori di teatro del nord-est. A Bassano si sono dati appuntamento, in particolare, alcuni tra i giovani gruppi che sono stati segnalati, o hanno vinto, il premio Scenario. Il Premio è, in Italia – gli operatori di settore lo sanno bene – uno dei pochi che, a tutti gli effetti, sostiene la nuova creatività, impegnandosi in progetti a tappe che favoriscono la crescita e la circuitazione del nuovo teatro. A Scenario, negli ultimi anni, hanno dunque vinto o ottenuto riconoscimenti il punk e possente lavoro di Babilonia Teatri di Verona; la raffinata e visionaria arte di Anagoor di Castelfranco Veneto; e poi Ilaria Delle Donne con il suo nuovissimo teatro estremo e fisico; l’estetismo concettuale e straniante di Silvia Costa (foto). Ma dal Veneto vengono anche i freschi vincitori dell’edizione Scenario 2013: i fratelli Marta e Diego Dalla Via, che raccontano – con cinismo e ironia – l’altra faccia del miracolo economico veneto, focalizzando la loro ricerca sul microcosmo umano e economico dell’alto vicentino. Ma ancora segnali interessanti (anche extra Scenario) arrivano, comunque, tanto per citarne solo alcuni, dalle inquietudini di Fagarazzi&Zuffellato; dal gruppo performativo Epimorph; dal prodigioso quartetto di Barabao Teatro, una sorta di quartetto Cetra 2.0.
A Bassano, dunque, il rapporto creatività-territorio è stato affrontato come materia di riflessione e possibilità: presenti alla discussione anche il teatro stabile di Innovazione (La Piccionaia di Vicenza) sempre più aperta all’ascolto delle istanze creative delle nuove generazioni; e il teatro Civico di Schio.
Poi, la sera, due spettacoli – proprio i Dalla Via e Silvia Costa – hanno confermato la crescita esponenziale del teatro veneto. Con Mio figlio era come un padre per me i Dalla Via affrontano l’aspro e attuale tema dello scontro generazionale, tra padri imprenditori di successo e figli sperduti in una crescita impossibile. Silvia Costa (con Giacomo Garaffoni) ha presentato Quello che di più grande che l’uomo ha realizzato sulla terra, sorta di miminal, carveriano e concettuale attraversamento di situazioni umane, oscure e folgoranti visioni di squarci di vita possibile raccontate in un clima ossessivo che sembra voler omaggiare il cinema di Lynch.
2 Settembre 2013