Portineria Milano«Al Nord serve un altro Euro, non tornare alla lira»

Stefano Bruno Galli, professore di storia delle Dottrine Politiche (la stessa disciplina accademica di Gianfranco Miglio) all’Università Statale di Milano, consigliere regionale della Lombardia, st...

Stefano Bruno Galli, professore di storia delle Dottrine Politiche (la stessa disciplina accademica di Gianfranco Miglio) all’Università Statale di Milano, consigliere regionale della Lombardia, studioso della Questione settentrionale e teorico della Macroregione, è stato fra i protagonisti dell’ assemblea federale della Lega Nord a Mestre, dove il Carroccio di Roberto Maroni ha iniziato il viaggio in vista delle prossime elezioni europee.

Ha diretto parte dei lavori ai tavoli tematici, curando le mozioni più importanti uscite dall’assise leghiste. Tra queste ce ne sono alcune in particolare, quelle che riguardano la trattativa con lo Stato centrale affinché le regioni del Nord ottengano particolari condizioni di autonomia politica e amministrativa a costituzione vigente. A cominciare dall’istruzione, «che si può richiedere allo Stato centrale senza strappi, facendo leva sul terzo comma dell’articolo 116 della costituzione. Così facciamo vedere a Roma che ci sappiamo organizzare meglio in un settore delicato e difficile come la scuola. Che siamo più bravi».

Per passare poi all’euro. «Che non significa un ritorno alla lira, sia chiaro» spiega Galli «ma una revisione dei trattati di Schengen per rivedere i parametri della zona euro, che non è più sostenibile per le regioni del Nord». A lato quindi delle polemiche sul prossimo congresso del 14 e 15 dicembre («Bene che Maroni abbia scelto il metodo delle primarie» spiega Galli), la Lega Nord punta a ridare slancio alla spinta autonomista delle regioni settentrionali. A cominciare dal referendum sull’indipendenza che nelle prossime settimane tornerà nel consiglio regionale del Veneto di Luca Zaia. «L’autodeterminazione dei popoli è un principio fondamentale», dice.

Da cosa si parte quindi, professore?
Si riparte dalle competenze che è possibile richiedere secondo la costituzione per ottenere un’autonomia simile a quella delle regioni a statuto speciale. Discorso a parte merita il rapporto con il sistema delle autonomie locali, che è una competenza esclusiva dello Stato. Qui bisogna fare una battaglia campale per portarlo a casa. In tutti gli Stati federali infatti è una competenza essenziale riconosciuta ai soggetti istituzionali federati. Certo, molto dipenderà da quello che deciderà di inserire nella riforma costituzionale il ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello

Ovvero?
A parere mio la riforma della legge costituzionale potrebbe già spianare la strada e venire incontro ad alcune istanze di autonomia delle regioni del Nord. Staremo a vedere.

E se non dovesse succedere?
Significa che bisognerà organizzare forme di resistenza e di protesta molto forti contro lo Stato burocratico e accentratore, ingordo e predatore, che ormai ha fatto il suo tempo e ha superato il segno. Bisogna radicalizzare la frattura fra il Nord e lo Stato centrale.

Come ci si arriva all’autonomia?
Attraverso gli articoli 116, 117, 119 e 132 della carta. Con il primo, le regioni a statuto ordinario possono ottenere particolari condizioni di autonomia. Con il secondo possono impadronirsi delle cosiddette materie concorrenti ora condivise con lo Stato. E con il terzo possono puntare all’autonomia fiscale impositiva. Correndo anche il rischio di farsi dire di no, di vedere negate le proprie istanze. Ma almeno si saprebbe e sarebbe chiaro a tutti chi è il nemico da combattere.

In Veneto il Popolo della Libertà si è diviso sul referendum per l’indipendenza: come si puo pensare che appoggi la Lega questa battaglia in Lombardia?
Il Pdl ha sottoscritto, alle ultime elezioni, un programma e ha preso degli impegni con gli elettori. Anzitutto la realizzazione della Macroregione, coinvolgendo anche Piemonte e Veneto. E comunque chi ci vuol stare alla realizzazione di questo grande disegno. Questo deve essere sempre ben chiaro. Anche perché il Pdl a Roma sta al governo e li si deve impegnare per favorire le trattative finalizzate alla realizzazione del programma sottoscritto e al rafforzamento dell’autonomia politica e amministrativa del Nord. E autonomia tecnicamente significa non-dipendenza dallo Stato centrale.

Poi c’è la questione «Euro»: si puo ricorrere a un referendum per uscire dalla moneta unica? Non è controproducente?
No, bisogna puntare alla revisione dei parametri, superando l’attuale sistema Euro tramite la rinegoziazione dei Trattati, anche attraverso i referendum. Il Nord traeva vantaggio dalla lira, moneta debole rispetto a un sistema economico e produttivo molto forte. Ora serve una moneta che sia aderente alle esigenze dell’economia reale tra i territori e in grado di rispettare i principi della sana contabilità pubblica, in relazione al rapporto fra spesa pubblica locale e pil territoriale. E al Nord questo è un rapporto virtuoso, da sempre. 

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