Da quasi dieci anni (era il gennaio del 2005 ndr) il call center della sanità di regione Lombardia – quello dove i lombardi chiedono informazioni sui servizi sanitari tra visite e appuntamenti – si trova a Paternò, provincia di Catania, profonda Sicilia. È un casermone di periferia a 1300 chilometri da Milano, fulgido esempio dell’asse del Nord, un tempo in mano a Silvio Berlusconi, Umberto Bossi, Giulio Tremonti e anche Ignazio La Russa, che a Paternò è nato. Con l’arrivo della Lega Nord di Roberto Maroni al grido di «Prima il Nord» nel 2013, al posto di Roberto Formigoni, si pensava cambiasse qualcosa nel giro di poco tempo. Ma gli ostacoli lungo la strada per far tornare il call center in Padania sono diversi, a cominciare dagli impiegati in Sicilia: sono quasi 600 e in più ci sarebbe persino da pagare una penale.
Non solo. Lo scorso anno esplose pure una battaglia tra leghisti e pidiellini su un nuovo call center in via Juvara, costato ai lombardi «quasi 3,5 milioni di euro». Come denunciò il Partito Democratico: «La Regione decide di collocare il nuovo centralino in via Juvara e, a quello scopo, di ristrutturare e adibire uno stabile di proprietà dell’Asl per un costo di oltre un milione di euro per un totale di 54 postazioni. Con il rinnovo del contratto siglato tra la Regione e Lombardia Informatica, la società che gestisce il servizio, le sedi siciliane lavoreranno ancora a pieno ritmo fino al 2014, con i loro 560 dipendenti, per un costo annuo di oltre 22 milioni di euro. Poi, da previsioni, nel 2014 i due rami d’azienda siciliani dovranno essere venduti in blocco. Se così non sarà, la controllata della Regione rischierà di dover assorbire i dipendenti, siciliani e lombardi». Un pastrocchio nel pastrocchio.
A gestire le telefonate è Lombardia Call, una società al 66% della Lutech spa e al 34% di Lombardia Informatica. Quando si decise di spostare il «carrozzone» telefonico nel profondo sud a capo di Lombardia Informatica c’era Giovanni Catanzaro, originario pure lui di Paternò e membro di quel «clan» che l’immobiliarista Salvatore Ligresti e La Russa hanno fondato sotto la Madonnina del Duomo. Per giustificare lo spostamento l’amministrazione parlò di incentivi sulla manodopera, come della nascita di un fantomatico «polo informatico di Catania» che sarebbe dovuto esplodere di lì a poco. La questione ha sempre creato non poco malumore tra Popolo della Libertà e Lega Nord, ma il contratto con il paese natale della famiglia Ligresti fu rinnovato da Roberto Formigoni nel 2009: Maroni si è ritrovato una patata bollente per le mani che cozza con il programma elettorale di “Prima il Nord” e il 75% delle tasse da trattenere in Lombardia.
Il nuovo manager di Lombardia Informatica Daniele Rovera – varesino di ferro e amico di Bobo – sta facendo infatti il diavolo a quattro per risolvere la questione. E pare abbia già definito un piano per spostare parte dei lavoratori a Milano con tutti le problematiche sindacali che concerne l’operazione. La nuova sede c’è già. È appunto quella di via Juvara, dove sono già state installate postazioni telefoniche per il nuovo call center lombardo. Ma come si domanda giustamente la Prealpina. «Il rovescio della medaglia è nei costi e nei mancati risparmi. Tra i primi: quanto si andrebbe a spendere, oltre ai soldi, già investiti su via Juvara, per allestire il nuovo call center?». Sarà “Prima il Nord” o “Prima Paternò”?