Rotta verso il mercatoPuò Alitalia fare a meno di Air France?

I capitani temerari di Alitalia, consumati per perdite il miliardo di capitale versato, i finanziamenti bancari, il prestito ponte e la tolleranza dei fornitori che non vengono pagati da mesi, senz...

I capitani temerari di Alitalia, consumati per perdite il miliardo di capitale versato, i finanziamenti bancari, il prestito ponte e la tolleranza dei fornitori che non vengono pagati da mesi, senza dimenticare i quattrini dei passeggeri che hanno pagato i loro biglietti in anticipo, sono corsi da Enrico Letta chiedendo di essere salvati, pena la chiusura entro pochi giorni, la messa a terra degli aerei, il prevedibile blocco degli aeroporti da parte dei dipendenti che avrebbero perso il lavoro. Il caos che ne sarebbe seguito avrebbe messo a dura prova il Governo, che tirato per la giacchetta dal furbo Colaninno e non potendo, perché l’ Unione Europea lo vieta, ripianare per l’ ennesima volta il buco di Alitalia, ha dovuto trovare un candidato a scucire denaro pubblico, individuato nella persona di Massimo Sarmi, il cui mandato al vertice delle Poste è prossimo alla scadenza e per giunta controlla una linea aerea giocattolo, la Mistral, che pure con una manciata di aerei riesce a perdere parecchi milioni.

Letta a sua volta ha convocato Intesa e UniCredit, pesantemente esposte in Alitalia, che con la resa a Telefonica pareva avessero rinunciato all’ ingombrante e poco redditizio ruolo di banche di sistema, perché aiutassero Alitalia a resistere a Air France, che pretenderebbe di comprarla senza debiti e sostanzialmente gratis. Del resto l’ ultima valutazione ha fissato un valore di 30 miloni, una cifra con cui non si compra nemmeno un aereo dei più piccoli.

Nel weekend cesserà ogni vincolo al trasferimento delle azioni Alitalia e, forse, si capirà di più di questa bizzarra partita a poker. I vertici della società hanno nascosto fino all’ ultimo la gravità della situazione finanziaria e Alitalia perde molto di più di quanto non si potesse immaginare dai conti che vengno pubblicati in ampio ritardo. Il grazioso piano industriale preparato da Boston Consulting e presentato il 3 luglio, non aveva un grammo di probabilità di arrivare al risanamento che prometteva nell’ ultima paginetta e Air France l’ ha pubblicamente denunciato come carta straccia.

La privatizzazione, se non la società stessa, è fallita e sarebbe bene che Letta e insieme a lui il Ministro dei Trasporti Lupi, le banche e gli altri creditori ne prendessero atto. Ogni giorno che passa Alitalia perde altri soldi, tra un milione e un milione e mezzo e quelli promessi potranno tamponare le falle per pochi mesi, eppure si rifiuta l’ offerta di acquisto dei Francesi, perché non si accettano le dure condizioni imposte, cioè un ridimensionamento della flotta, dell’ occupazione e delle operazioni a Fiumicino, che secondo Air France sono l’ unico modo per ridimensionare le perdite.

L’ Italia, Alitalia e il Governo dell’ italia non vogliono venire a patti con la realtà, Letta pretende che le banche e le Poste finanzino le perdite della compagnia aerea, finché non si troverà un acquirente più generoso, ma la mano di poker è veramente rischiosa.

Lupi proclama che l’ Italia non deve avere un ruolo di Cenerentola del trasporto aereo, quando in realtà siamo Cenerentola da decenni. Prodi tuona per salvare l’ indispensabile hub di Fiumicino, da cui Alitalia non riesce a volare a Pechino, Shanghai, Hong Kong e Singapore, cosa che invece riesce benissimo ai Cinesi.

Si fa, volutamente, tanta confusione, per attribuire ad Alitalia una indispensabilità che non esiste e perciò giustificare l’ ingiustificabile, ennesimo, inutile salvataggio. Alitalia non è nemmeno in grado di collegare Roma ai principali aeroporti del mondo, ma sopperiscono i vettori stranieri e non parliamo di Milano che, pur essendo il bacino di traffico più ricco del Paese, vede gli aerei col tricolore volare solo verso New York e Tokyo. Per il resto d’ Italia, fare scalo a Parigi o a Francoforte è indifferente, anzi decisamente meglio, perché da lì si vola davvero in tutto il mondo.

Strategica non è tanto Alitalia, ma la connettività aerea, un tema su cui si tornerà con una riflessione apposita. Alitalia è un’ azienda importante, per la filiera aeroportuale romana e per l’ occupazione che le ruotano intorno, ma con poche eccezioni i voli che effettua, almeno quelli che possono essere redditizi, verrebbero rimpiazzati da altri vettori in poco tempo.

Quello che il Governo vuole difendere è dunque l’ insieme degli interessi che ruotano intorno ad Alitalia e posti di lavoro molto protetti. Certo, in un sistema economico più normale, si cercherebbe di ottenere questi risultati con una linea aerea che funziona e che, facendo profitti, garantisce se stessa, i lavoratori e gli stakeholder, ma come Berlusconi nel 2008, Letta e Lupi nel 2013 non si preoccupano di avere un’ Alitalia sana e con i conti in ordine. In particolare ora non si chiedono come Alitalia potrebbe andare senza Air France, che viene additata come lupo cattivo.

Si parla di interesse da parte di linee aeree extraeuropee, ieri arabe o russe, oggi cinesi, ma non sappiamo se sia vero o soltanto una riga nella lettera a Babbo Natale. Da lunedì è indispensabile che il Governo giochi a carte scoperte, senza obbligare Poste e banche ad un investimento che, sulla carta, non ha speranze.

Se lunedì non c’ è sul tavolo un’ offerta di Etihad, Aeroflot o China Southern, è dovere di Intesa, UniCredit e Poste tirarsi indietro, perché le risorse scarse devono essere invece date a imprese che possono crescere, camminare con i propri piedi, generare utili, pagare le conseguenti tasse, generare occupazione. Mestiere e dovere delle banche è evitare il throwing good money after the bad. È dovere del Governo tirare una linea e scegliere fra Air France e la chiusura, facendo tesoro dell’ esperienza degli ultimi anni.

Air France offre poco? E quanto vale una linea aerea che perde denaro da sempre? Colaninno ciancia di valore degli slot, ma Alitalia non vale niente, se non nelle mani di chi può farla fruttare. L’ ingenerosa Air France è probabilmente quella che ne può approfittare di più e di conseguenza avere lo stimolo a tenere in piedi parti di Alitalia che le servono, anche se da sole non starebbero mai in piedi. Gli Italiani hanno sprecato miliardi per non venderla nel 2008, quanti ne vogliamo sprecare ancora per ripetere l’ errore nel 2013?

La maggior parte delle rotte intercontinentali di Alitalia è gestita in joint venture con i Francesi, che in caso di rottura potrebbero scatenare una guerra dei prezzi a cui non si potrebbe resistere. La collaborazione nel marketing, nella manutenzione, nel cargo, nell’ IT è andata troppo avanti perché si possa tornare indietro, se non c’ è un rimpiazzo immediato e danaroso, che dovrebbe pure fare i conti con il limite UE che vieta agli extracomunitari di avere la maggioranza di una compagnia aerea comunitaria (limite che negli Stai Uniti è addirittura al 25%). Gli eventuali soci nazionali che si presterebbero a detenere la maggioranza vedano come Air France dal 2008 ha guadagnato dalla partecipazione in Alitalia, lasciando le perdite agli Italiani.

Infine l’ hub a Roma, come ricorda un bell’ articolo odierno del Wall Street Journal, intitolato con un gioco di parole Rome Is a Hub of Alitalia’s Woes, Alitalia è l’ hub (il centro) dei guai di Alitalia, che non ha a disposizione nella città di base quel ricco traffico business globale senza il quale un hub non può essere redditizio, salvo che magari il Babbo Natale arabo, russo o cinese porti quei passeggeri in dono e insieme gli aerei di lungo raggio per farli volare. Il resto di Alitalia è il traffico nazionale che non regge più alla concorrenza delle low cost e un traffico continentale che perde irrimediabilmente.

Inutile sognare sogni di gloria, l’ Alitalia romana può proseguire solo con i voli che stanno in piedi da soli (ad es. Buenos Aires, New York, Tokyo) e con i voli feed conseguenti, il resto va amputato senza perdere ulteriore tempo e senza sprecare inutilmente altre centinaia di milioni, altrimenti perderemo anche quello che ora può essere salvato. Non è questa l’ ora di medici pietosi, la piaga è da tempo cancrenosa.

ERRARE HVMANVM EST PERSEVERARE AVTEM DIABOLICVM

CETERVM CENSEO LINATE ESSE DELENDAM

X