La City dei TartariAmmettere il Declino! Omaggio a Penelope Spheeris

  Bisogna saper riconoscere il declino, per ripartire, o per accettare che siamo arrivati alla fine di un ciclo, di un periodo. Questo penso, mentre ascolto un incontro sull’Europa e sulla sua lent...

Bisogna saper riconoscere il declino, per ripartire, o per accettare che siamo arrivati alla fine di un ciclo, di un periodo. Questo penso, mentre ascolto un incontro sull’Europa e sulla sua lenta ed agonica riduzione di influenza nel pianeta. Sono in un gentlemen club del Pall Mall, quei luoghi sacri all’intellighenzia anglosassone, dove dal muro sorridono scrittori, politici, vescovi, santi, eroi militari e sconosciuti avvocati. Seduto su un divano comodissimo, sento alcuni eminenti eminenze ed uno o due amici scambiarsi battute ed inner jokes su un mondo che appare sempre piu’ lontano. Vorrei alzarmi e chiedere ‘La conoscete Penelope Spheeris?’, ma so che mi guarderebbero tutti male.

Eppure, Penelope, regista cinematografica leggendaria a Hollywood e sorella del semisconosciuto eroe della scena rock della West Coast, Jimmy Spheeris (quattro dischi e mori’ quasi subito), autore di alcuni capolavori in stile Jackson Browne, e’ una che ha capito subito, immediatamente, che il declino si evita solo raccontandolo. Fu lei a produrre ed a filmare The Decline of Western Civilisation, un documentario innovativo e radicale sulla scena punk rock di Los Angeles, all’inizio degli anni Ottanta. La Spheeris racconto’ questi giovani, appena usciti dall’adolescenza, che usavano la musica, il ballo selvaggio, il rumore, la violenza mediata dei loro testi contro il potere, contro un’America intontita dall’ottimismo edonista Reaganiano e di Wall Street, come forma di espressione. La radice del declino e’ sempre l’ignoranza o la colpevolizzazione di altri per le colpe autoinflitte. Autocommiserazione e vittimismo economico. Erano anche gli anni delle pratiche di dumping, di ostracismo verso i prodotti giapponesi, delle guerre commerciali e dei servizi segreti che, fra Russia e Stati Uniti, si scambiavano piaceri e sgambetti, spesso sui terreni di altri, in altre realta’ politiche e sociali.

E la Spheeris trovo’ non tanto il marcio, ma la spinta verso il futuro, sicuramente anche fatto del nichilismo punk, dentro le case del privilegio, dei giovani californiani, che da li’ a pochi anni nei loro garage avrebbero smesso di suonare le chitarre ed avrebbero cominciato a costruire computer ed a sviluppare software. La distanza fra musica e creativita’ passa attraverso la razionalita’ dei circuiti elettrici, elettronici, la musica e’ metronomia, un sistema binario di battiti che si articolano.

Se si ammette il declino, se si ammettono i problemi, si e’ gia’ a meta’ dell’opera. Personalmente, collettivamente. Come quando un’economia attraversa una crisi profonda, che nasce proprio dalla mancanza di quella spinta al cambiamento, magari all’anarchia temporanea, quella forza distruttrice e rigeneratrice che poi diventa opera, impresa, un modo nuovo di leggere rapporti fra le persone e che diventa, sorpresa, politica. Non e’ un caso che Jello Biafra, uno degli eroi del punk californiano, si candido’ in tempi non sospetti a governatore della California. Non vinse, ma lascio’ il marchio, l’impronta di un mondo alternativo che poteva diventare mainstream ma che decise di rimanere indipendente.

La Spheeris ha girato tre documentari simili, nel corso degli anni e dopo il punk ha raccontato la scena heavy metal della Bay Area, quella del glam metal, e poi quella dell’indie rock. Sempre la musica come antropologia del presente. E non e’ un caso che sia anche la regista di Wayne’s World, una specie di proto Austin Powers grunge, che racconta ancora una volta dell’esuberanza del rock e della minaccia della sua commercializzazione, in maniera esilarante ma critica. Nevermind era uscito un anno prima, un’altra pietra miliare di quel racconto di declino che diventa musica e ritorna come riscossa di una gioventu’ che scardina il potere e si prende quello che gli spetta. Quello che anche la mia generazione sta vedendosi sfuggire di mano, perche’ chi canta il declino ora, in Italia, in Europa, e’ anche quella generazione che ne ha creato le basi e le conseguenze.

Ad un certo punto della loro carriera, i Nirvana vollero accanto a loro Pat Smears, il chitarrista dei Germs, una delle band raccontate da Penelope Spheeris, ma quella fu un’eccezione. Nel punk, come dovrebbe accadere nella politica, nella societa’, dovresti capire quando e’ il momento di spostare la rabbia, l’irruenza a servizio di qualcosa di costruttivo, e radicalmente nuovo per la societa’.

Cosi’ si ferma il declino, ripeto. Riconoscendolo, abbracciandolo e raccontandolo. E prendendone le distanze, dai suoi effetti, e dalle persone che oggi ci raccontano dei loro miracoli passati, ma sappiamo che sono stati solo abili stregoni. Il populismo bieco, l’economia spiegata come si racconta di un arteficio cattivo, la mancanza di futuro delle generazioni dei nostri cugini giovani, sono tutti segni di questa incapacita’ ormai assodata di dare non tanto un nome, ma una forma al declino e di ammetterlo, non come colpa di un altro, ma come espressione della propria incapacita’. Quando questo accadra’, imbracceremo una chitarra, una penna, un computer, una vanga anche, e cominceremo, forse, davvero, a sperare in…noi stessi e non negli eroi senza macchia e senza paura.

“I will tell you a secret: if you want to find the pearl, you need to filter through the mud of your heart and of your mind. The pearl of wisdom, of your future, of whatever you want, happens not regardless of the filtering process, but because of it. Motherpearl is a pure concentrate of whatever lies around. From decay and decline of matter, beauty is made. Just like diamonds

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Da The Decline of Western Civilisation

http://youtu.be/CYVUTlSWcq0

http://www.youtube.com/watch?v=1X20H36_YYE

Wayne’s World

http://youtu.be/KjB6r-HDDI0

Ghost Track (Teenage Angst paid up well)

http://youtu.be/ODn21NOi-dQ

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