Nel film The Untouchable, di Brian De Palma c’è una frase memorabile, tra le tante. È la frase centrale, quella in cui si concentra l’intero significato del film. Parlo di quel «Che cosa sei disposto a fare?» che Jim Malone (Sean Connery) chiede con insistenza a Eliot Ness (Kevin Costner), prima per convincerlo all’azione – la scena qui sopra -, poi, poco prima di morire, per ricordargli una responsabilità: il non essere debole, né ipocrita, l’arrivare fino in fondo alle cose.
Oggi quella frase mi è tornata in mente mentre condividevo la pagina del crowdfunding lanciato dal Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, che un paio di settimane fa (ne avevo già parlato proprio qui) aveva annunciato l’annullamento della prossima edizione, prevista per la fine di aprile del 2014, per l’impossibilità di organizzazione dovuta alla mancanza di fondi.
E quindi: che cosa siamo disposti a fare, veramente, per non lasciare che questo paese affondi nella palude melmosa in cui lo abbiamo infilato? (Sì, noi, non altri, è ora di smetterla di pensare di non c’entrare nulla nello sfacelo). Ci lamentiamo ogni giorno che tutto va a rotoli, ma lo facciamo quasi sempre davanti a qualche birra, durante un aperitivo o una serata, prendendocela, nell’ordine, con A. la classe politica B. la generazione che ci ha preceduti (qualsiasi essa sia) e che ci ha lasciato un mondo di merda C. la classe dirigente D. i cinesi E. continuate voi, ché si può andare avanti all’infinito.
Insomma, a lamentarci siamo tra i migliori al mondo, ma in fondo la domanda fondamentale non ce la poniamo mai. E ora, che cosa siamo disposti a fare? Fin dove siamo disposti ad arrivare per difendere qualcosa che crediamo giusto, o per cambiare qualcosa che crediamo sbagliato? Quando vorremo rispondere a questa dobbiamo senza pensare che la risposta sia molto più complicata del sarcificare un paio di birre, per esempio, sarà un giorno storico, sarà il giorno in cui finalmente toccheremo il tanto agognato fondo di questa palude, dandoci la spinta per risalire.
Dal generale al particolare: per permettere al Festival di Giornalismo di Perugia di lavorare all’edizione del 2014 non dobbiamo sfidare Al Capone, non dobbiamo imbracciare i fucili, non dobbiamo darci alla macchia, né rischiare la vita. Bastano due birre a testa. Entro tre mesi servono 100mila euro, che, diviso una birra (approssimativamente 5 euro) fa 20mila birre. Sembrano tante, ma non lo sono. Postulando che il consumo personale medio per serata (tranquilla) si possa fissare a due birre a testa, infatti, significa che, per garantire lo svolgimento della prossima edizione, basta che 10mila persone sacrifichino una serata (tranquilla) e diano i loro 10 euro risparmiati al Festival.
Anche 10mila persone vi sembrano una quantità smodata? Allora contate che la stima dei visitatori del festival, nel 2012, è stata di circa 50mila persone. Se uno su cinque di questi 50mila stasera non beve, be’ ci vediamo a Perugia a fine aprile.
Ora proviamo a rispondere a Jim Malone: che cosa siamo disposti a fare?