Stanotte ho letto una notizia interessante su Camillo, il blog di Christian Rocca, direttore di IL magazine. POLITICO – una delle migliori testate giornalistiche online americane – ha annunciato il lancio di una pubblicazione cartacea, a partire dal 15 novembre prossimo: si chiamerà POLITICO Magazine, proporrà contenuti di eccellenza sui maggiori argomenti di dibattito politico statunitense e uscirà 6 volte all’anno.
A molti sembrerà una mossa controcorrente. Tornare al cartaceo quando tutto il mondo si sposta su web? Follia, dirà qualcuno; mossa anacronistica diranno altri. Eppure non è affatto così, anzi, tutto il contrario. Perché questa mossa di POLITICO si situa perfettamente nel solco dell’evoluzione che sta prendendo il giornalismo contemporaneo.
Chi qualche riga fa ha pensato «questi sono pazzi», o «ma che bel modo di suicidarsi» fa un drammatico errore: pensa ancora che la crisi del giornalismo contemporaneo sia causata dall’irriducibile dicotomia tra carta e digitale. Una dicotomia che vedrebbe la lenta, costosa e pesante carta battuta in partenza dalla velocità, da
Bene, io credo che si sbaglino, e pure della grossa. Perché qui il problema non sta nel supporto, ma nella qualità di ciò che quel supporto veicola. «Se abbiamo imparato qualcosa negli ultimi sette anni su ciò che funziona nei media, è questa: è l’eccellenza che i lettori volgiono, ed è quella che premiano». L’ ha detto il caporedattore di POLITICO, John F. Harris. E c’è da fidarsi.
Ogni tanto ho la sensazione che la quadra che possa far tornare i conti del giornalismo contemporaneo sia come la lettera rubata di Edgar Poe. Proprio lì davanti, appoggiata sul tavolo, o sulla libreria, in bella vista. E la cosa peggiore è che la vediamo, quella lettera, e – possiamo ammetterlo – sappiamo anche cosa c’è scritto sopra: Qualità.
Probabilmente la faccenda non è così semplice, eppure il punto di partenza resta quella parola. E se qualcuno si fosse dimenticato cosa significa, be’, è presto accontentato: significa onestà intellettuale, umiltà, preparazione, interesse nel merito delle questioni, capacità di capire quando si sbaglia, capacità di messa in discussione costante delle proprie certezze e dei propri giudizi a priori, documentazione, precisione, indipendenza e, naturalmente, coraggio e volontà.
Se vogliamo uscire dalla palude, io credo che la strada sia quella.
A presto.