In principio fu la Barilla, con le dichiarazioni del suo amministratore contro (o comunque non a favore) dei gay. Poi toccò alla Pomì, ai pomodori made in nord Italia e alla pubblicità anti-Sud (più che anti-Terra dei Fuochi, come dice qualcuno). «Solo da qui. Solo Pomì» dice la reclam. E le proteste, in rete, nei mercati, sulla carta stampata, impazzano. Politica anti-sud, pubblicità fuorviante, bugie, speculazioni, malelingue. Un’azienda del nord che coltiva in Pianura Padana e che si vanta di offrire al grande pubblico un prodotto migliore del resto della concorrenza è cosa, credo, normale. Non è tanto normale però insinuare, riprendere voci e rigirarle, ad hoc, a favore proprio.
«I recenti scandali di carattere etico/ambientale che coinvolgono produttori ed operatori nel mondo dell’industria conserviera stanno muovendo l’opinione pubblica, generando disorientamento nei consumatori verso questa categoria merceologica. Il Consorzio Casalasco del Pomodoro e il brand Pomì sono da sempre contrari e totalmente estranei a pratiche simili, privilegiando una comunicazione chiara e diretta con il consumatore. Per questo motivo l’azienda comunicherà sui principali quotidiani nazionali e locali, ribadendo i suoi valori e la sua posizione in questa vicenda. Si tratta di un atto dovuto non soltanto nei confronti dei consumatori, ma anche nel rispetto delle aziende agricole socie, del personale dipendente e di tuti gli stakeholders che da sempre collaborano per ottenere la massima qualità nel rispetto delle persone e dell’ambiente». Si può leggere sulla pagina facebook della Pomì. E apriti cielo: al già visto s’aggiunge il furbesco, la notizia non-notizia, il passo indietro (o in avanti?) dei produttori; e il baciamo le mani di una parte di Italia, quella ricca e fiorente, che subisce. Mica protesta: accetta.
Al sud, come pure nel resto dello Stivale, impazza la polemica – l’ho già detto. Perché non è una semplice dichiarazione di intenti quella che i più – i diretti interessati – leggono nelle parole della Pomì. È una pugnalata al cuore dell’economia del meridione, uno sgambetto insensato e populista. Una specificazione che, in questi termini, generalisti e generici, non serve proprio a nessuno. E che fa più male che bene. Si potrebbero pubblicare i dati sulla Pianura Padana, la patria del pomodoro Pomì, e lasciare che siano le persone a trarre le dovute conclusioni: dati alla mano, qual è il territorio effettivamente più inquinato. Ma forse, mi sa, è meglio di no. Si rischia di fare il “loro” gioco e di finire ginocchia a terra, a lavare uno schifo indelebile con un sapore d’acido e dolore. Una miseria che ha solo un nome: guerra tra poveri. Peggio ancora: guerra tra nord e sud.