Non è ancora chiaro se il ministro di Grazia e Giustizia Annamaria Cancellieri riceverà un avviso di garanzia per falsa testimonianza di fronte ai pm (articolo 371 bis del codice penale) nel caso Fonsai-Ligresti. Eppure i quotidiani di oggi hanno iniziato a far trapelare l’indiscrezione che il Guardasigilli possa finire sotto indagine per le sue dichiarazioni rispetto ai rapporti con la famiglia di Don Salvatore e alla scarcerazione della figlia Giulia. Ebbene ci sono due precedenti nemmeno troppo distanti di ministri di Grazia e Giustizia che diedero subito le dimissioni quando iniziarono a trapelare voci su indagini a loro carico. Stiamo parlando di Claudio Martelli che l’11 febbraio del 1993, in piena bufera Tangentopoli, lasciò il dicastero e tutti gli incarichi nel Psi. E di Adolfo Sarti che lasciò via Arenula nel 1981 quando tra le carte di Licio Gelli fu trovata la sua richiesta di iscrizione alla loggia P2. Altri tempi forse, un diverso contesto politico, ma quella di Martelli fu una scelta di chiarezza di fronte a tutti gli italiani. Tanto che nel comunicato di allora l’ex socialista scrisse: «Non posso fare il ministro di Grazia e giustizia quando i magistrati mi mandano un avviso di garanzia». La Cancellieri adotterà lo stesso metodo?
Vale la pena rileggersi le cronache dell’epoca proprio su Martelli: «Vuole dimostrare la sua “innocenza” e la sua “buonafede” senza la difesa della carica istituzionale. Per questo Claudio Martelli lascia il ministero di Grazia e giustizia. E insieme lascia anche il partito socialista. Chiede di essere ascoltato dai magistrati di Milano, fa capire di avere qualcosa da raccontare. Qualcosa che ha appena accennato ai suoi amici più stretti: un ruolo avuto all’ epoca della grande tangente pagata nel 1980 dal Banco Ambrosiano e finita sul Conto Protezione. Se ne va applaudito da molti, mentre sui partiti e sulle istituzioni si abbattono i colpi dei pentiti di Tangentopoli. Ma ieri quel silenzio lungo dodici anni, quella verità che adesso forse Claudio Martelli è pronto a spiegare, sono diventati un peso troppo imbarazzante per il ministro di Grazia e Giustizia. E così al termine di una mattinata drammatica, dopo un colloquio telefonico tra il suo capo di gabinetto e Saverio Borrelli che gli confermava le indiscrezioni dei giornali della mattina e cioè l’ invio nei suoi confronti di un avviso di garanzia, chiuso ancora in una solitudine ferrea, Martelli ha deciso di dare l’ addio al governo e al partito. E’ il secondo ministro della Giustizia che si dimette in seguito a fatti collegati con la P2: anche Adolfo Sarti lasciò via Arenula nel 1981 quando tra le carte di Gelli fu trovata la sua richiesta di iscrizione alla loggia segreta. Forse è il primo ministro socialista che sceglie la via delle dimissioni».