Negli ultimi anni e tutt’oggi riqualificazione ed efficienza energetica hanno fatto rima con incentivi: in realtà oggi a causa, o grazie la crisi economica, è giunto il momento che si sviluppi e si strutturi un mercato e delle filiere della riqualificazione sostenibili, capaci cioè di sostenersi in maniera indipendente.
Ed è proprio per questo che voglio segnalare l’edizione 2013 di REbuild, in programma il prossimo 26 e 27 novembre, a Riva del Garda, Trento, manifestazione dedicata alla riqualificazione e gestione sostenibile degli immobili.
Partiamo dall’inizio. Il patrimonio immobiliare italiano e tra i più vecchi in Europa, e di questo ne avevamo già parlato ad inizio 2012. Da allora ben poco è cambiato, ma è sempre bene riproporre qualche numero: 13,5 sono i milioni di edifici esistenti, dei quali 12,1 milioni ad uso residenziale. Di questi il 55,4% delle abitazioni (76,2% nelle città metropolitane) ha più di 40 anni, numeri destinati a salire tra dieci anni al 68,6% e 85,2%. Di questa enorme mole di edifici il 70% è stato realizzato prima del 1976, quando è stato introdotta la prima legge sull’efficienza energetica in edilizia (L 373/1976). E ancora: il 25% degli edifici non è mai stato sottoposto ad interventi di riqualificazione; mentre il 40% consumi energetici italiani è legato agli edifici: di questo il 48% è dovuto al riscaldamento.
Questa la fotografia impietosa del patrimonio immobiliare italiano, il cosiddetto “tesoro di famiglia”, che quindi a ben vedere tanto tesoro non è.
E anche il patrimonio immobiliare pubblico non se la passa bene, anzi. Secondo i dati che verranno presentati da Manutencoop S.p.A. esistono circa 85.000 edifici pubblici su cui servirebbero 17 miliardi di investimenti per la riqualificazione, lavori che consentirebbero un ritorno di 750 milioni di euro l’anno di minori costi energetici e un impatto positivo sull’economia italiana pari al 1,4% del PIL, oltre ad un ritorno occupazionale stimato intorno 200-400mila posti di lavoro.
Non bisogna infatti dimenticare che lo scorso 4 dicembre 2012 è entrata in vigore la nuova direttiva 2012/27/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 25 ottobre 2012 in materia di efficienza energetica (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea L. 315 del 14 novembre 2012), che introduce nuove misure obbligatorie per il risparmio energetico negli edifici (come interventi di ristrutturazione degli edifici pubblici, piani di risparmio energetico per le imprese pubbliche e audit energetici obbligatori ogni 4 anni per tutte le imprese di grandi dimensioni, strumenti di finanziamento che devono favorire l’attuazione delle misure di efficienza energetica).
Entro il 31 dicembre 2013, gli Stati membri dovranno stabilire e rendere pubblico un inventario degli edifici che dovrà comprendere la superficie coperta in mq e la prestazione energetica di ciascun edificio o i dati energetici pertinenti. Entro poi il 30 aprile 2014 con successivi aggiornamenti ogni tre anni, tutti gli Stati dell’Unione Europea dovranno aver elaborato una strategia a lungo termine per favorire la ristrutturazione di edifici residenziali e commerciali, sia pubblici sia privati. L’obiettivo della UE è che gli immobili pubblici diventino, e assumano un ruolo centrale nell’ambito dell’efficienza e del risparmio energetico, e per questo è previsto che dal 1° gennaio 2014, venga ristrutturato e reso efficiente (dal punto di vista energetico) il 3% della superficie coperta utile totale degli edifici riscaldati e/o raffreddati, posseduti dalle amministrazioni pubbliche. La norma si applicherà agli edifici con una superficie coperta utile totale superiore a 500 mq e, dal 9 luglio 2015, a quelli con una superficie di 250 mq. Il tutto comunque dovrà essere recepito entro il 5 giugno 2014.
Cosa è stato fatto finora? Come risulta dal Dipartimento per l’Energia, che fa capo al Ministero dello Sviluppo Economico, è stato pubblicato lo scorso 8 marzo 2013 il Decreto interministeriale che approva la Strategia energetica nazionale, documento di 139 pagine che invito a leggere.
Ecco perché oggi il fulcro del mercato della riqualificazione si deve spostare sulla domanda, sugli immobili esistenti, e non più nella mera realizzazione dell’opera in sé: la tecnologia, continuando ad evolversi, c’è eccome. Il tutto anche con un occhio alla finanza, con nuovi strumenti che possono trovare un loro mercato particolare, e di cui se ne discuterà sempre a REbuild.
IMU (o service tax, e/o Tasi, e/o Trise, e/o Tari, scegliete voi), riforma del catasto, dismissioni del patrimonio immobiliare pubblico, riqualificazione non solo energetica degli edifici ma anche delle stesse città. Tanti argomenti all’ordine del giorno, tutti legati al settore industriale che fa capo al mattone, e che lega economia (e il suo rilancio) e qualità della vita dei cittadini. Da dove ripartiamo?