(Atene, 8 febbraio 2014) – Nella Agorà di Atene – un simbolo della cultura partecipativa ellenica, ma costruita in epoca romana (più o meno al tempo di Adriano imperatore) – è collocata la Torredei Venti. Una dozzina, vado a memoria, di giovinetti che soffiano, sbuffano, elargiscono fiori e altro per simboleggiare i grandi e provvidi movimenti dell’aria. Uno solo è raffigurato come un vecchio con la barba, avvolto burberamente in un mantello. Il suo nome è Euro.
Questo per dire che, andando per simboli, la presidenza greca non va misurata tutta sull’economia. Ma anche su valori perenni che l’ Europa deve tenersi cari.
A cavallo tra le ragioni tradizionali e quelle della costruzione del futuro (quindi tra storia ed economia) spetta alla presidenza greca della UE battezzare l’avvio della procedura sul “piano di azione” della macroregione adriatico-jonica che la prossima presidenza italiana erediterà per consolidare il dossier di attuazione.
Questa riguarda otto stati, metà membri della UE e l’ altra metà candidati, moltissimi territori (che per l’ Italia significano una decina di regioni vivamente interessate alla costruzione di una rete di nuovi rapporti in cui ha spazio l’utilizzo di fondi comunitari) e soprattutto moltissime città che sono lo scrigno maggiore delle tradizioni, dei tesori, dei patrimoni e oggi delle capacità di generare valore aggiunto nei processi relazionali.
58 milioni di abitanti che si configurano come la macroregione più a sud delle quattro che fanno parte dei dossier ai blocchi di partenza delle istituzioni UE (Consiglio e Commissione): la balticae la danubiana (con forte accento delle regioni tedesche), questa del sud-est europeo e quellaalpina – con la Lombardia al timone della componente regionale – a cui però manca ancora la benedizione intergovernativa del Consiglio UE e che sarà quindi l’ ultima del quartetto a partire.
La regola aurea è quella dei “tre no” (niente nuove strutture, niente nuove leggi, niente nuove risorse finanziarie). Ma nell’unico “si” che l’ Europa mette in campo ci sono le autostrade (a saperle navigare) del partenariato e dei fondi.
Il 6 e il 7 febbraio il rito del battesimo si è svolto nel cuore di Atene con il primo ministro Antonio Samaras al via (insieme a due commissari coinvolti, l’austriaco Johannes Hahn che sovraintende a tutto il pacchetto e la greca Maria Domaki che si occupa di affari marittimi).
La vasta delegazione italiana (con molta parte espressione dei territori e del sistema degli interessi socio-economici) aveva a guida la viceministro degli Esteri Marta Dassù che, tra le voci degli otto ministri degli Esteri, ha ricordato il nesso storia-futuro e ha chiamato in causa tutti gli stakeholders perché non sarà solo grazie alle burocrazie che questa nuova geografia delle relazioni puntiformi potrà prendere forma (anche se alcune “burocrazie” come quella dellaFarnesina e quella della Coesione, sono le uniche che ora sanno meglio navigare nei paletti delle procedure).
La Presidenza del Consiglio italiana (il programma fa capo al sottosegretario Giovanni Legnini) ha il delicato ruolo di focalizzare un adeguato progetto di comunicazione per far passare la macroregione dall’anonimato alla realtà.
E come si è ricordato ad Atene, entrare nella agenda setting internazionale è un lavoro duro, piuttosto lungo e che richiede non scarsi investimenti. Ma soprattutto richiede regia con attori che si distribuiscano bene le parti. Contano i media ma contano anche le tante superfici (teatri, musei, spettacoli, scuole, università, imprese) in cui storia e futuro si fanno racconto accettabile, con radici; e quindi materia condivisibile tra le diversità e alla ricerca di una attrattività comune. Il sistema interregionale che partecipa molto attivamente a questa fase di messa a punto del “piano di azione” (lo presiede il presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca) ha fornito ad Atene un robusto contributo attento alle “trasversalità” strategiche: comunicazione, formazione,capacity building, innovazione.