Sul Sole 24 Ore di oggi Guiso e Schivardi intervengono sulla questione dei debiti alla PA, riprendendo la stessa posizione che su Linkiesta abbiamo sostenuto a proposito della soluzione Bassanini-Messori, all’indomani dell’insediamento di Renzi.
Noi abbiamo sostenuto che i soldi dovuti alle imprese direttamente, senza passare dalle banche, per due motivi
i) la garanzia dello stato italiano non vale niente, particolarmente per le banche italiane che sono già esposte ad abundantiam al rischio sovrano italiano
ii) le banche possono utilizzare le garanzie che secondo il piano Bassanini-Messori per far rientrare le aziende, piuttosto che per estendere nuovo credito.
A questi due punti Guiso e Schivardi aggiungono che:
iii) “…i mercati hanno da tempo scontato il debito verso le imprese e guardano, per valutare la solidità finanziaria dello stato, al debito totale.”
Anche Guiso e Schivardi chiosano la proposta Bassanini-Messori dicendo che “francamente sembrano operazioni di ingegneria finanziaria di cui non vi è necessità”. E anche il sottoscritto, che si occupa di ingegneria finanziaria per professione, ritiene che in questo caso sia una complicazione inutile. Inutile dribblare e passarsi la palla. Giusto, l’abbiamo chiamato “torello finanziario”. Serve un gioco semplice: il coraggio di una cannonata con tutta la forza che abbiamo. Del resto, se non è questo il terreno dove fare esordire la nuova filosofia della semplificazione, non è facile capire a che cosa la semplificazione si voglia applicare.
Siamo tutti d’accordo, dunque, meno Messori e Bassanini, ovviamente, che hanno reiterato la loro proposta rispettivamente in un articolo sul Corriere e in un’intervista su Affari e Finanza della Repubblica. Sarà quindi il caso che anche Renzi si ponga il problema, perché è un segnale importante della sua serietà sul sentiero della semplificazione.
Guiso e Schivardi aggiungono una considerazione su cui siamo d’accordo proprio tutti, compresi Messori e Bassanini. La necessità di un sistema centralizzato per la raccolta delle fatture, e il doppio controllo che deriverebbe dall’incrocio delle comunicazioni da parte delle amministrazioni e da parte delle aziende. Qui Guiso e Schivardi suggeriscono che ci debba essere un tempo limitato (15 giorni) oltre il quale se una spesa, comunicata da un’azienda a carico di un’amministrazione, e non contestata, debba essere pagata, con possibilità di rivalsa sull’amministrazione. Bassanini nell’intervista propone che per legge sia punito non solo l’errrore, ma anche l’inerzia da parte della pubblica amministrazone. Su questo, sempre a proposito della semplificazione, mi sento di sposare più la tesi di Bassanini che quella di Guiso e Schivardi, e vorrei che fosse scritta a chiare lettere, e portata all’estrema conseguenza. Chi dirige una pubblica amministrazione e non tiene contabilità delle spese, o la occulta, dovrebbe essere rimosso. Diciamo meglio: dovrebbe già essere stato rimosso. Ed è forse questo lo scandalo maggiore della storia dei debiti della PA.